Covid, la banda delle mascherine: «Ci vuole un bel lockdown». Sequestrate barche di lusso

Covid, la banda delle mascherine: «Ci vuole un bel lockdown»
​Covid, la banda delle mascherine: «Ci vuole un bel lockdown»
di Valentina Errante
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Giovedì 18 Febbraio 2021, 00:37 - Ultimo aggiornamento: 01:01

Le trattative erano partite prima del lockdown, della nascita della struttura commissariale e del decreto “Cura Italia”, quando nessuna norma consentiva ancora deroghe al codice dei contratti. Ed è con un certo anticipo che il comitato d’affari, che aveva il suo “ariete” nel giornalista Mario Benotti, trait d’union con il commissario Domenico Arcuri, è riuscito a incassare 69 milioni e 500 mila euro, provvigioni dai cinesi non previste dalla maxi commessa di un miliardo e 200mila euro per 800 milioni di mascherine importate dalla Cina. Tra gennaio e il 6 maggio 2020 sono 1.282 i contatti tra Arcuri e Benotti «messaggi e telefonate giornalieri a febbraio, marzo e aprile, a conferma di un’azione di mediazione iniziata ben prima del 10 marzo 2020».

Soldi e beni sono stati sequestrati ieri, dai militari del nucleo di polizia Valutaria della Finanza, a otto indagati, con un decreto preventivo, che ha recuperato oltre al cash, barche, Rolex per centinaia di migliaia di euro, ville, appartamenti, auto e moto di lusso e polizze vita. E anche in questa occasione, come nel terremoto in Abruzzo nel 2009, c’era chi sperava di poter lucrare ancora sulla pandemia: «Tanto a novembre esplode», con l’ipotesi di un nuovo lockdown e di altre commesse. 

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Nella maxi inchiesta, tra gli altri, sono indagati Benotti, Antonella Appulo, già a capo della segreteria del ministro Graziano Delrio al ministero delle Infrastrutture e molto vicina al giornalista, Daniela Guarnieri, convivente di Benotti, e gli imprenditori Andrea Tommasi, Daniele Guidi e Jorge Edisson Solis San Andrea. Traffico di influenze, «perché al momento - scrive nella richiesta di sequestro l’aggiunto Paolo Ielo - non ci sono elementi di prova» dell’iniziale ipotesi di corruzione, poi riciclaggio, autoriciclaggio e ricettazione sono i reati contestati. Ma il sospetto della corruzione rimane.

Si legge nel decreto: «Nelle intercettazioni appaiono riferimenti ad accordi spartitori con soggetti estranei al comitato d’affari, in particolare a qualcuno che intende ricevere una valigetta». Con disappunto di Benotti che, il 24 novembre, intercettato, afferma: «è un lavoro che si fa senza valigetta». Sullo sfondo le decisioni del commissario Arcuri, già indagato e per il quale i pm hanno chiesto l’archiviazione. «La struttura commissariale - scrive Ielo - non appare interessata a costituire un proprio rapporto con i fornitori cinesi né a validare un autonomo percorso organizzativo per certificazioni e trasporti, preferendo affidarsi a freelance improvvisati, desiderosi di speculare sull’epidemia». 

Benotti «persona politicamente esposta per essere già stato consulente presso la presidenza del Consiglio e di vari ministeri, con notevoli entrature nel mondo della politica e dell’alta dirigenza bancaria», ha approfittato del proprio rapporto con Arcuri, «Tommasi e Guidi hanno curato l’aspetto organizzativo e, in particolare, i numerosi voli aerei necessari per convogliare in Italia un quantitativo così ingente di dispositivi di protezione, compiendo i necessari investimenti, Jorge Solis era in possesso del necessario contatto con la Cina». I soldi sono arrivati attraverso complessi passaggi e una serie di società che fanno capo agli indagati.

È il 20 ottobre quando Benotti confida a Guarnieri, «la sua frustrazione per il fatto che Arcuri si sottragga e il timore che sia il segnale di notizie riservate su qualcosa che «ci sta per arrivare addosso». La cordata Benotti/Tommasi, quanto Jorge Solis, continuano insistentemente a cercare di parlare con il commissario: vogliono proporgli nuovi affari (dai tamponi rapidi, ai guanti chirurgici, a nuove forniture di mascherine). E Benotti chiede lumi a Mauro Bonaretti, che fa parte della struttura commissariale. Il 21 ottobre conferma di essere stato lui a organizzare l’operazione mascherine. Su Arcuri, Benotti lo rassicura: «Mi ha detto io ci tengo, voglio evitare che Mario si sporchi... lo voglio avvisare di questa situazione, mi ha detto di non farti vivo in questa fase, di lasciarlo un attimo, per evitare casini». 

Dall’entourage del commissario la reazione arriva immediata: «Risulta evidente che la struttura e il commissario Arcuri, estranei alle indagini, sono stati oggetto di illecite strumentalizzazioni da parte degli indagati. Si sta valutando la costituzione come parte civile in un eventuale processo». Gli avvocati di Benotti annunciano che impugneranno il provvedimento di sequestro. 
 

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