Covid, Italia, contagi al minimo, Il Nyt: «La Ue vuole lo stop ai voli dagli Usa»

Covid, Italia, contagi al minimo, Il Nyt: «La Ue vuole lo stop ai voli dagli Stati Uniti»
Covid, Italia, contagi al minimo, Il Nyt: «La Ue vuole lo stop ai voli dagli Stati Uniti»
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 24 Giugno 2020, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 14:07

Solo 122 nuovi positivi in Italia e con un numero cospicuo di tamponi, 40mila; il dato più basso da molte settimane di decessi, 18; negli ospedali ormai i pazienti Covid sono ampiamente sotto quota 2mila, di cui appena 115 in terapia intensiva (“appena” perché uno pensa sempre alle ore più buie, quando erano oltre 4mila).

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Eppure, questo scenario di oggettivo, per quanto lento, miglioramento emerso dai dati di ieri della Protezione civile, non oscura un altro elemento che ci invita a mantenere l’attenzione alta: la riapertura delle frontiere all’interno dell’area Schengen, guardando a quanto sta succedendo in Germania ma anche al piccolo focolaio in Portogallo, potrebbe non essere indolore.

E poi c’è l’onda altissima di alcune nazioni come Perù, Brasile, India o Bangladesh travolte da Covid. Ieri un’anticipazione del New York Times ha spiegato che dal primo luglio l’Unione europea riaprirà le frontiere, ma bloccherà i voli da una serie di paesi in cui il contrasto alla diffusione del virus è inefficace: non solo di Russia e Brasile, ma anche Usa, con i risvolti geopolitici ed economici connessi. Via libera, invece, ad altri paesi come Cina e Cuba, in cui l’epidemia si è fermata.

Oggi dagli Usa si può arrivare non per turismo, ma per ragioni di lavoro giustificate o rimpatri; il blocco del primo luglio però sarebbe più significativo. Trump in passato aveva a sua volta bloccato i voli in arrivo dall’Europa. Andiamo per gradi. Negli ultimi giorni Roma ha visto incrementare i nuovi positivi “d’importazione”, arrivati o tornati da altri paesi, risultati contagiati da Sars-CoV-2: un giovane dal Brasile, uno dal Messico, uno dall’Egitto; e uno del Bangladesh che ha raccontato di avere avuto i sintomi prima di imbarcarsi sull’aereo da Dacca diretto a Fiumicino (la Regione Lazio ha preso contatto con l’ambasciata per capire perché l’uomo sia stato lasciato partire). Anche in Puglia, per prendere un altro esempio, hanno constatato come l’arrivo di persone da altre nazioni meriti una vigilanza speciale, visto che negli ultimi giorni sono stati trovati positivi pazienti provenienti da Albania, Bulgaria e Perù.
 



SCENARI
Non sono numeri alti, ma sono un campanello d’allarme per la riaperture delle frontiere e la ripartenza dei collegamenti aerei. Chi arriva in Italia da paesi Schengen non è soggetto a limitazioni, mentre per le altre aree c’è un monitoraggio più pressante, sulla base del Dpcm del 17 maggio, che prevede anche un periodo di quarantena.

A complicare tutto c’è il fatto che, come era stato previsto, questa epidemia va a folate. Lo dimostra il caso dello sterminato focolaio tedesco, su cui non nasconde preoccupazioni Angela Merkel, in un grande mattatoio della Renania Settentrionale-Vestfalia: 1.550 positivi, isolate 7.000 persone. Il nuovo lockdown interessa un’area dove vivono 560mila abitanti. E non c’è solo la Germania, anche una nazione che è riuscita a limitare i danni, il Portogallo (40mila casi e 1.540 morti) è corsa ai ripari visto che nella regione di Lisbona si è registrato un aumento di casi positivi (260): non è un lockdown, ma ci sono limitazioni come la chiusura anticipata di negozi e caffetterie, e il divieto di assembramenti. In sintesi: le porte aperte in Europa rappresentano una incognita nei due sensi, per gli italiani che vanno in altri paesi ma anche per i cittadini delle nazioni vicine diretti in Italia. E una parte dei viaggiatori provenienti da paesi nel pieno della crisi, come il Brasile (da dove si può arrivare solo per motivazioni precise come ricongiungimento familiare), potrebbe fare scalo in altri aeroporti di paesi Schengen, per poi entrare in Italia.

Spiega il professor Pierluigi Lopalco, capo della task force anti Covid della Puglia: «Gli ingressi dall’estero vanno monitorati con attenzione. E non è semplice. Vale sia per chi arriva da area Schengen, sia per chi arriva da fuori facendo triangolazioni. Questo significa che dobbiamo tenere alta la guardia e tracciare meticolosamente. La misurazione della febbre in aeroporto è utile, ma non è sufficiente». Non potrebbe essere una soluzione eseguire il test sierologico rapido agli arrivi? «Aiuterebbe poco, ci sarebbero molte complicazioni, senza reali risultati pratici». Ieri la Finlandia ha annunciato che dal 13 luglio riaprirà le frontiere ai cittadini di 12 paesi considerati sicuri: ci sono Italia e Germania, ma non ci sono Francia, Spagna e Belgio.
 

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