Covid, stop agli impianti sciistici: settimana bianca a rischio, regole nel nuovo Dpcm

di Stefano Ardito
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Domenica 25 Ottobre 2020, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 12:48

Le immagini di ieri a Cervinia, con le funivie affollate e le code alla casse degli impianti, potrebbero aver fatto molto male all'industria italiana dello sci. In realtà, nel primo giorno di apertura, nella località valdostana hanno sciato solo 2200 persone. La Cervino Spa ha spiegato che «fino alle 10 alle casse c'è stata coda», che sulle piste non c'è stata folla, e che gli addetti hanno fornito una mascherina agli sciatori che ne erano sprovvisti. I video e le foto di ieri, però, hanno certamente contribuito a far inserire lo sci di pista tra le attività che verranno sospese dal nuovo Dpcm.


I PUNTI CRITICI
Lo sci agonistico è tornato nei notiziari una settimana fa, con il trionfo dell'azzurra Marta Bassino nel gigante di Sölden. Ma il confronto con la Coppa del Mondo, dov'è stata creata una bolla antivirus come in Serie A, non fornisce risposte valide per le settimane bianche.

Anche se i comprensori sciistici sono vasti, e gli impianti sono sempre più veloci, il numero degli sciatori (fino a 25.000 al giorno a Plan de Corones, in Alto Adige) rende difficile distanziarsi. I punti critici sono le cabinovie, le funivie, e le code alle biglietterie, alla base degli impianti e nei rifugi. Non esistono problemi di affollamento, invece, per il mondo della neve alternativa, dallo scialpinismo alle ciaspole. Ma le cifre di queste attività, anche se in rapida crescita, non possono ancora sostituire il fatturato delle piste. La prima bordata è arrivata da Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano. «Mi sembra difficile che si possano utilizzare gli impianti» ha detto a un evento della Federazione Italiana Sport Invernali. «Scordiamoci le vacanze sulla neve. Il rischio di contagio è troppo alto» ha aggiunto Antonella Viola, dell'Università di Padova.

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GLI ADDETTI AI LAVORI
Gli addetti ai lavori hanno reagito. «Chi ha una responsabilità pubblica deve pesare le parole. Le aziende che vivono di neve possono veder compromesso il loro diritto a una vita dignitosa» protesta Andrea Formento, presidente di Federfuni. «Lo sci prevede automaticamente il distanziamento, gli sciatori sono protetti da guanti, occhiali, protezioni per bocca e naso, e dal casco» aggiunge Flavio Roda, presidente della FISI. L'industria della neve è un gigante, e merita di essere tutelata. Nell'inverno 2018-'19 sono stati 10,6 milioni gli italiani che hanno trascorso una vacanza in montagna, spendendo 7,3 miliardi di euro tra alberghi, ristoranti, skipass, scuole di sci e noleggi. Gli impianti, dove lavorano 12 mila persone, fatturano 1,2 miliardi.


GLI OCCUPATI
Considerando albergatori, negozianti e maestri, gli occupati sono circa 400 mila. Fino a ieri, Governo, Regioni e Province autonome non avevano deliberato chiusure. Giorni fa, alla Camera, la Ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha ricordato che il limite al numero di passeggeri, e l'obbligo della mascherina e del distanziamento valgono anche sugli impianti a fune.


GLI IMPIANTI
Nelle scorse settimane, intanto, l'industria dello sci ha iniziato a darsi da fare. «I nostri impianti viaggeranno alla massima velocità, ridurremo le code alle casse» spiega Marco Cordeschi, direttore degli impianti di Roccaraso. Il Superski Dolomiti (450 impianti, 1200 chilometri di piste), propone skipass acquistati con carta di credito e recapitati in hotel, termoscanner, sistemi interattivi e steward contro le code, rimborso degli abbonamenti in caso di chiusure forzate, numero chiuso per i corsi di sci e i rifugi. In questo periodo, di solito, le famiglie italiane prenotano la vacanza invernale. Ma nei giorni scorsi, i divieti già decisi in Campania sono sembrati una condanna per Campitello Matese e Roccaraso, care agli sciatori napoletani.


I CONTAGI
Ora, l'unica speranza per lo sci, sulle Alpi e sull'Appennino, sta in un calo delle cifre dei contagi. In questi giorni aprono solo poche stazioni d'alta quota, come Cervinia e la Val Senales. Il resto dell'industria inizia a lavorare a dicembre, e il tempo per una nuova partenza c'è ancora. La neve italiana è in stand-by.

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