Covid, i tamponi rapidi fanno trovare più contagiati. Ma gli esperti avvertono: «Molti risultati errati»

Covid, i tamponi rapidi fanno trovare più contagiati. Ma gli esperti avvertono: «Molti risultati errati»
di Graziella Melina
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Venerdì 28 Agosto 2020, 10:49

Scovare il Sars Cov 2 e capire se una persona è infetta oppure no non è impresa facile. O per lo meno non è così scontata. Di test messi a punto per individuarlo ormai ce ne sono diversi. Ma visto che il fattore tempo è fondamentale, spesso si scelgono quelli che danno un risultato in poco tempo. È il caso dei test che si stanno effettuando in questi giorni negli aeroporti, ai vacanzieri, spesso giovani. Ma la certezza che il risultato sia quello giusto non c’è, non al cento per cento almeno, come ha denunciato in un video il chirurgo plastico Roy de Vita: i falsi negativi infatti sono possibili, e non possono essere dunque esclusi. Ma, secondo gli esperti, si tratta comunque di test validi, anche se con qualche possibile criticità.

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«Con il test antigenico, che si utilizza anche per altri virus – spiega Maurizio Sanguinetti, direttore del dipartimento di Scienze di Laboratorio e infettivologiche della fondazione policlinico Gemelli di Roma e presidente della Società europea di Microbiologia e malattie infettive (Escmid) - si cercano frammenti del patogeno, quindi tipicamente proteine, che vengono evidenziati in vari modi, con sistemi che utilizza il sierologico, come la immunocromatografia, oppure con metodi più sensibili che evidenziano quantità minori dell'antigene». Dunque, il test rivela sempre la presenza del microrganismo, però «da letteratura e da esperienze che abbiamo fatto noi è meno sensibile rispetto al test classico molecolare». Dipende insomma dalla quantità di virus presente nel frammento prelevato.

«La quantità di virus che deve essere presente – precisa Sanguinetti - deve essere almeno l'equivalente di un milione di copie di rna. Se ce n’è di meno non è in grado di rilevarlo». In sostanza, ha «una efficienza variabile intorno al 50-80 per cento a seconda dei metodi utilizzati, è quindi meno efficace rispetto al molecolare». Quindi, una buona parte dei risultati potrebbero essere dei falsi negativi. Nonostante questa variabilità, il test antigenico ha però un vantaggio, che in tempi di pandemia è fondamentale. «Si tratta di un test molto rapido – aggiunge Sanguinetti - che permette di eseguire tutti i passaggi in pochi minuti. E individua la presenza di cariche virali alte». Quindi scova subito gli infetti. È poi un test che consente di analizzare e gestire meglio numerosi campioni. «Più sicuro è sicuramente il test molecolare – rimarca Sanguinetti - che può avere comunque un 10-20 per cento di falsi negativi. In questo caso è diverso il bersaglio: mentre con l’antigenico si evidenziano proteine del virus, con il molecolare si evidenzia l'acido nucleico, quindi l'rna. Mentre il primo non ha un sistema di amplificazione, quindi vede quello che c'è, in quello molecolare invece si ha una reazione di amplificazione che permette di evidenziare pochissime quantità di acido nucleico, quindi è più sensibile».

Il sistema del tampone, sottolinea Mauro Pistello, direttore di Virologia dell'azienda ospedaliera universitaria Pisana, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all'università di Pisa e vicepresidente della Società di microbiologia, «purtroppo è poco affidabile rispetto all'operatore che lo effettua e a dove uno va a toccare una zona più o meno infetta. Sono variabili di cui tenere conto nel caso di falsi negativi, e tutti gli operatori lo sanno. Bisogna capire anche la tempistica: se questi soggetti fossero già positivi due giorni dopo aver fatto un tampone, uno o due giorni dopo la carica virale può aumentare».

In sostanza, il test rapido il Sars Cov 2 potrebbe non scovarlo semplicemente perché «il virus è in fase di crescita e non ha raggiunto ancora una soglia oltre la quale il test ne rileva la presenza».

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