Coronavirus, focolaio Vicenza: così l'imprenditore ha diffuso il contagio. Quei viaggi lampo in Serbia e Bosnia

Coronavirus, focolaio Vicenza: così l'imprenditore ha diffuso il contagio. Quei viaggi lampo in Serbia e Bosnia
Coronavirus, focolaio Vicenza: così l'imprenditore ha diffuso il contagio. Quei viaggi lampo in Serbia e Bosnia
di Alda Vanzan
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Domenica 5 Luglio 2020, 09:47
VENEZIA Sbruffone con i medici e gli infermieri, reticente, poco collaborativo: questo dice l'Ulss 8 Berica dell'industriale vicentino Lino Fraron, il titolare della Laserjet di Pojana Maggiore indicato come caso indice del nuovo focolaio importato dalla Serbia dopo un viaggio di lavoro con tre collaboratori.

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Tant'è che l'Ulss ha presentato una segnalazione alla Procura di Vicenza per chiedere se nel comportamento del manager siano ravvisabili reati: «L'uomo è stato reticente, ci ha detto di essere andato a una cena dove c'erano venti persone e invece erano più di cento, tanto che adesso dobbiamo lanciare un appello a chi era in quel ristorante perché venga a farsi il tampone. E, pur sapendo di essere positivo, ha continuato ad andare in giro», ha detto il direttore dell'Ulss Giovanni Pavesi. Una tesi che la famiglia Fraron e la direzione aziendale della Laserjet rigettano: non è vero che Lino è andato in giro pur sapendo di essere positivo al Covid-19, ha solo «rifiutato il ricovero e, seguendo le procedure sanitarie previste dal protocollo, è stato accompagnato in ambulanza nella sua abitazione con tutte le attenzioni del caso per lui e per il personale sanitario coinvolto». Di più: «Possiamo garantire che da domenica 28 a mercoledì 1 luglio (giorno del ricovero) è rimasto in isolamento presso la sua abitazione».

IL GIALLO
Si fa dunque sempre più intricata la storia del focolaio scoppiato a Vicenza e dilagato a Verona, Padova e forse anche nel Polesine, se è vero che uno dei cinque casi positivi, una donna padovana di origini cinesi, ha una attività ad Adria. C'è un viaggio di lavoro, Italia-Serbia-Italia, compiuto da Fraron con tre suoi collaboratori. E poi una donna cinese, residente a Padova, l'unica a non essere andata all'estero, che si è vista con uno dei quattro e risulta contagiata ma non vuole dire quali altre persone ha incontrato. «È il primo caso di un ceppo importato dall'estero», dice il direttore dell'Ulss Pavesi, invitato in Protezione civile dal governatore Zaia. Questa la sua ricostruzione: il 25 giugno Fraron, 65enne imprenditore meccanico di Sossano (Vicenza) con azienda a Pojana Maggiore, la Laserjet, ritorna in auto con tre colleghi - due vicentini e un veronese - dalla Serbia dopo un viaggio di lavoro. Nel Paese i quattro, ignari che di lì a poco a Belgrado sarebbe stato dichiarato il lockdown, erano entrati in contatto con alcune persone ammalate. Una di queste mercoledì scorso muore di Covid-19. Tornate il 25 giugno, il 26 i quattro risalgono in auto: diranno di essere andate in Bosnia, a Medjugorje, e di essere rientrate quasi in giornata. Toccata e fuga.

I due viaggi avvengono senza l'uso delle mascherine e, rimarca Pavesi, «in aree a rischio». Tra gli incontri al ritorno in Italia dell'imprenditore c'è quello con la cinese residente in provin cia di Padova. Dalla ricostruzione dei sanitari emerge che pur con i sintomi del virus, l'imprenditore vicentino il 27 giugno partecipa a un funerale e alla sera con un amico si presenta ad una cena di compleanno all'aperto con un centinaio di persone. Lui dirà, però, che erano appena una ventina. Se ne sta in disparte e saluta da lontano Joe Formaggio, consigliere veneto di Fratelli d'Italia.
 

«Febbricitante, avrà visto più di 200-300 persone» ipotizza Formaggio, che peraltro la settimana dopo partecipa a una commissione del consiglio regionale. Nella notte tra il 27 e il 28 l'imprenditore va al pronto soccorso di Noventa Vicentina. Lo trasferiscono in ambulanza a Vicenza, gli fanno il tampone e dopo il riscontro della positività viene trattenuto in area Covid. Solo che rifiuta il ricovero e firma per tornare a casa. Ma l'uomo - recita il report - continua a fare vita sociale come risulta dai contatti forniti da lui stesso ai sanitari. Anche il 30 giugno, la sera prima del ricovero. È il 1° luglio quando, con l'aiuto del sindaco di Sossano, l'Ulss va a prenderlo con l'ambulanza: viene ricoverato, prima a malattie infettive, poi in terapia intensiva a Vicenza. «La prognosi è ancora riservata - dice Pavesi - è critico, anche se abbiamo un moderato ottimismo». Ora se ne occuperà la Procura.
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