Coronavirus, tagliato l’85% dei treni, più vicino il divieto delle attività all’aperto

Coronavirus, tagliato l’85% dei treni, più vicino il divieto delle attività all’aperto
di Barbara Jerkov e Umberto Mancini
6 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Marzo 2020, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 08:42

«La proroga delle misure anti coronavirus penso sarà inevitabile, ma non diciamo cosa avverrà dopo il 3 aprile, lo deciderà il Consiglio dei Ministri. Dobbiamo restare a casa, fidarci dello Stato e affidarci allo straordinario lavoro che fanno medici e infermieri».

A sera, il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, lo dice molto chiaramente: il giro di vite del governo per fronteggiare il virus è destinata a prolungarsi. Non solo. Arriva infatti una nuova stretta sui trasporti con il taglio dell’85% dei treni sul territorio nazionale.

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Taglio che si aggiunge alla soppressione, già in vigore, di tutti quelli notturni. La ministra dei trasporti Paola De Micheli ha firmato ieri, insieme al ministro della salute Speranza, un decreto che prevede un’ulteriore giro di vite nei servizi di trasporto ferroviario e marittimo per tutto il Paese. Stabilite forti riduzioni nei collegamenti verso Sicilia e Sardegna e anche per lo Stretto di Messina. Il Mit precisa che continua ad essere assicurato e regolare, invece, il trasporto delle merci.

FERROVIE
Proprio per evitare la diffusione del contagio, la De Micheli ha varato d’intesa con Speranza, un piano che limita i collegamenti ferroviari. Resteranno in funzione sulle principali tratte Nord-Sud solo 14 coppie di Frecciarossa e 14 Intercity, mentre restano limitati anche i convogli regionali. Del resto il calo della domanda, oltre ai motivi legati alla sicurezza dei cittadini, hanno spinto in questa direzione. Le Fs hanno anche attivato un sistema per assegnare i posti distanziati in ogni carrozza. 

Ma la stretta avviata da ieri per decreto riguarda anche i voli degli aerei privati presi a noleggio (serviranno comprovati motivi d’urgenza per decollare e, in alcuni casi, l’autorizzazione dei presidenti delle regioni Sicilia e Sardegna). Non solo. Anche i passaggi nello Stretto di Messina verranno rallentati: stop ai pullman turistici e verifiche su chi viaggia in auto. L’obiettivo è sempre quello di evitare che l’epidemia si estenda ulteriormente. Non è escluso che altre misure restrittive possano scattare nei prossimi giorni. Nessun vincolo invece sul fronte del trasporto delle merci che verrà invece supportato proprio per assicurare gli approvigionamenti alimentari. 

Intanto il ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora, annuncia che il governo sta valutando un divieto totale di attività sportiva all’aria aperta. «Hanno fatto bene i sindaci a chiudere i parchi ma non possiamo essere più chiari di così», spiega Spadafora intervenendo a diverse trasmissioni tv. «Non vedo questa esigenza straordinaria proprio in questi giorni e soprattutto in questa settimana dove la comunità scientifica ci dice che una delle settimane più critiche per il livello dei picchi mettendo a rischio sè stessi o gli altri. Quindi sicuramente se si può evitare, meglio, altrimenti se dovremo essere ancora più chiari nella nostra linea in un prossimo decreto, lo faremo». 

Poi, ancora più chiaramente: «L’appello generale era di restare a casa. Se questo appello non viene ascoltato verremo costretti a porre un divieto assoluto» di attività motoria all’aperto».
«Se noi chiediamo di restare a casa, bisogna restare a casa», dice ancora più seccamente Boccia. «Il governo sta facendo valutazioni in queste ore e se nelle prossime ore si tratterà di fare una stretta ulteriore che incide sui comportamenti la faremo. Se la gente rispetto all’appello di stare a casa va poi a fare la corsetta non va bene. Se diciamo di stare a casa e poi la spesa la fanno in tre componenti diversi della famiglia non va bene. Su questo è evidente che potrebbero esserci ulteriori restrizioni». A cominciare dalle aziende, per spingerle in maniera netta a ricorrere allo smart working, quando fattibile, lasciando i dipendenti a casa.


Gli spostamenti
Stop, dal footing
agli artigiani


SPort all’aria aperta sì o no? Il ministro Vincenzo Spadafora ha annunciato l’intenzione di voler intervenire sull’attività motoria all’aperto qualora non arrivasse una presa di coscienza da parte dei cittadini. L’obiettivo è quello di restringere il perimetro degli italiani. Finora si stanno muovendo i sindaci chiudendo i sindaci forti dal motto «state a casa». Ecco perché il ministero M5S potrebbe spingersi oltre e arrivare a chiudere il movimento all’aria aperta. Andando sopra così all’attività dei sindaci che hanno già chiuso i parchi e le ville.
Un’ulteriore stretta potrebbe arrivare anche su quelle categorie di commercianti e artigiani che possono rimanere aperte. E’ il caso per esempio dei meccanici. Se la curva non dovesse abbassarsi dei contagiati è pronta un’ulteriore mossa per chiudere quelle attività che non sono indispensabili. O meglio: che non servono allo stato di necessità dei cittadini. Tra questi ci sono, per esempio, i meccanici. 



Gli uffici pubblici
Per la Pa verrà potenziato il telelavoro
Ipotesi sportelli chiusi tra poste e banche

Allo studio della ministra Fabiana Dadone, responsabile della Pubblica amministrazione, ma anche dell’intero governo c’è la possibilità che l’esecutivo non solo possa prorogare il termine del 3 aprile, ma anche che nelle prossime settimane si possa arrivare a un’ulteriore stretta della pubblica amministrazione. Al momento il lavoro facile, o smart working, è molto agevolato dal ministero della Dadone. Il Comune di Roma, più grande Pd d’Italia, ieri ha annunciato che in questi giorni solo il 20% dell’intero personale amministrativo è presente fisicamente. Se non dovesse scendere la curva dei contagi da coronavirus, non è affatto escluso che il governo possa arrivare a una nuova stretta. Sui dipendenti della pubblica amministrazione, ma anche su quelli di Poste e sugli sportelli bancari. In poche parole potrebbero chiudere. Un modo per evitare - ancora di più - la circolazione. 


La spesa
Tutti i negozi
fermi nel weekend

Poi ci sono i negozi. O meglio tutte quelle categoria commerciali che sono rientrate nell’ultimo Decreto della presidenza del consiglio. 
Una lista di negozi che al momento sono contemplate tra le attività che servono allo «stato di necessità» dei cittadini e che quindi non devono serrare le saracinesche. Anche qui stesso discorso: se la curva dei contagiati non dovesse scendere si potrebbe arrivare a una stretta su alcune categorie specifiche. Non solo: al momento la discrezione sulle chiusure anticipate dei centri commerciali è delegata alle singole regioni o alle ordinanze dei sindaci e quindi dei vari comuni. 
Nei prossimi giorni, è possibile che si arrivi a una nuova regola. Che valga per tutta Italia. Affinché gli enti locali non vadano in ordine sparso. La stretta sugli impermercati che potrebbero così chiudere il sabato pomeriggio a partire dalle 15 e la domenica per tutta la giornata non è più campata in aria. Anzi.

 

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