Coronavirus, l'Istituto superiore di sanità: «Avremo altri casi, ma rari. Fermare le navi? Non serve»

Coronavirus, l'Istituto superiore di sanità: «Avremo altri casi, ma rari. Fermare le navi? Non serve»
di Graziella Melina
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Sabato 1 Febbraio 2020, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 11:38

L'acquisto forsennato di mascherine, o il divieto di far entrare le persone di origine asiatica nei musei o addirittura nelle scuole, dimostrano «una preoccupazione eccessiva rispetto all'infezione da coronavirus». Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità è perentorio: «Non abbiamo una circolazione del virus significativa. Abbiamo avuto solo due casi. È probabile che ne troveremo degli altri, così come possiamo immaginare che, analogamente come successo in Germania, ci possano essere casi secondari. Però parliamo di numeri molto limitati e di sintomatologie molto simili a quelle dell'influenza».

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È stato disposto il blocco aereo dei voli che arrivano dalle Cina. Ritiene che in futuro saranno necessari altri provvedimenti, come per esempio il blocco anche delle navi?
«L'unità di crisi del ministero della Salute, fin da subito ha affrontato il problema attraverso i suoi uffici per il controllo sia degli aeroporti che della sanità marittima. La differenza sostanziale è che i viaggi in mare richiedono più giorni e quindi eventuali sintomatologie si manifestano anche in viaggio. Quindi c'è un tempo più lungo per poter individuare persone che hanno queste sintomatologie. Viceversa, nei viaggi aerei, la durata è più breve e richiede un intervento immediato allo sbarco. In questo momento, tutto il sistemo sia aeroportuale che al livello delle aziende sanitarie locali e i servizi regionali è molto allertato, per cui quando i casi sospetti vengono segnalati, immediatamente il personale sanitario affronta il problema. Si fa la diagnostica e tutti i casi sospetti vengono monitorati».

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Quindi si può essere certi che verranno monitorati tutti quelli che sono stati in contatto con le due persone infette?
«Siamo attrezzati per individuare rapidamente la persona che sia portatrice del virus e tutte quelle che sono venute a contatto con la persona infetta. Il Lazio ha fatto questa prima operazione in maniera brillante, rapidissimamente. È quindi il nostro un sistema molto rodato. Questo non vuol dire che non avremo altri casi. Ma stiamo lavorando perché se li avremo siano in numero limitato. E soprattutto siamo pronti a intervenire per gestirli. La letteratura scientifica che viene pubblicata, ogni giorno, ci mostra che nella maggioranza dei casi l'infezione si manifesta in maniera sintomatica. Le persone infettate hanno una sintomatologia assolutamente analoga a quelle che colpisce le vie respiratorie, come l'influenza».

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Quali saranno le prossime strategie per tutelare la popolazione?
«Abbiamo un accordo in corso con la Protezione Civile per riuscire a comunicare messaggi chiari e certi e spiegare alle persone la reale pericolosità del virus e le precauzioni per evitare il possibile contagio. Si tenga presente che il fattore di rischio più riconosciuto è il contatto interpersonale prolungato e stretto. Per le consuete condizioni di incontro che si verificano camminando per strada, per esempio, non esistono evidenze scientifiche che si possa trasmettere l'infezione».
 

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