Coronavirus, In Italia 35.713 casi, 2.978 morti. Borrelli: «Guariti 4.025, il 37% in più, continuare a contenere spostamenti»

Coronavirus, In Italia 35.713 casi, 2.978 morti. Borrelli: «Guariti 4.025, il 37% in più, continuare a contenere spostamenti»
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Mercoledì 18 Marzo 2020, 18:12 - Ultimo aggiornamento: 20:48

Coronavirus, in Italia non cessa l'allarme. Secondo i dati diffusi dalla Protezione Civile, i casi totali dall'inizio dell'epidemia salgono a 35.713: i positivi attualmente sono 28.710, ossia 2.648 in più di ieri. I decessi sono 2.978, i guariti 4.025. Positivo quest'ultimo dato, visto che i guariti sono 1.084 più di ieri. «I guariti sono oggi 1084 in più, un numero veramente importante, che li porta in totale a 4025, più 37% rispetto a ieri - ha dettp il commissario Angelo Borrelli - Ci sono 2648 positivi in più, per un trend stazionario in questa settimana», ha aggiunto.

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Sono 2.257 i malati in terapia intensiva, 197 in più rispetto a ieri. Le persone in isolamento domiciliare sono 12.090 su 28.710: il 42,1% del totale.

Le misure. «È necessario contenere al massimo gli spostamenti». È il nuovo appello lanciato dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. «I dati di oggi ci fanno pensare positivo - aggiunge - ma vanno adottati comportamenti corretti». «Siamo in una fase in cui misuriamo l'effetto delle misure adottate in tutto il paese, siamo in una fase in cui non possiamo ancora vedere i benefici, ci vorrà ancora qualche giorno. Per questo non dobbiamo mollare - spiega il presidente Iss Silvio Brusaferro - Non ci sono i presupposti - ha aggiunto - dobbiamo mantenere le misure se vogliamo vedere davvero degli effetti e proteggere le nostre persone più anziane».

 



Meno contagi al Sud. «L'andamento delle curve epidemiche mostra casi confermati in crescita a livello nazionale - dice Brusaferro - Alcune regioni del nord ancora sono maggiormente coinvolte nella circolazione locale, per numero positivi e ricoverati specie in terapia intensiva. Nelle altre aree c'è una crescita, ma non così veloce. Però non deve illuderci che non ci siano numeri così elevati come in Lombardia e le altre regioni del Nord: solo se ci comportiamo come stabilito possiamo rallentare la curva». 
 




 

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