Coronavirus, cambiano le regole: nuova stretta sui negozi argine allo "stato di necessità"

Coronavirus, cambiano le regole: nuova stretta sui negozi argine allo "stato di necessità"
di Michela Allegri
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Sabato 14 Marzo 2020, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 11:10

ROMA Una stretta sugli esercizi commerciali che possono restare aperti. È una delle soluzioni pensate dal Viminale per cercare di rendere più severo il decreto firmato nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per arginare l'emergenza coronavirus. E per cercare di stringere le maglie di una direttiva che contiene una potenziale falla: quella dello stato di necessità, utilizzato come giustificazione per fare uscite non necessarie, spesso invocato anche solo per prendere una boccata d'aria fuori di casa. 

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COMUNICAZIONI
Proprio per questo il Viminale, che si occupa dei controlli e che ogni giorno diffonde i dati relativi alle violazioni commesse dagli italiani, sta lavorando da ieri pomeriggio a una nuova circolare per rendere meno aggirabili, e anche più chiare, le disposizioni contenute nel decreto. La comunicazione di eventuali ulteriori chiusure, comunque, potrebbe essere fatta dal presidente del Consiglio con un nuovo decreto.
Per il momento, dal ministero dell'Interno arriveranno solo alcune precisazioni sul tema, dopo quelle contenute nella circolare di due giorni fa. Precisazioni e restrizioni che verranno anche inserite nel sito della Presidenza del Consiglio dei ministri e che sono considerate più che mai necessarie. Mentre molti sindaci d'Italia hanno deciso di chiudere parchi e cimiteri - succede anche a Roma e a Milano -, l'infezione continua infatti a diffondersi a macchia d'olio come raccontano i dati della Protezione civile ogni giorno e lo scopo dei nuovi divieti è quello di scoraggiare ancora di più i cittadini a uscire dalle proprie abitazioni.

I DATI
D'altronde, sono soprattutto i dati a parlare: parallelamente ai numeri del contagio, crescono quelli di controlli, sanzioni e denunce. E i provvedimenti sono destinati a diventare ancora più severi. Basti pensare che nella prima giornata di stop totale, in Italia sono state denunciate 4.275 persone sulle oltre 130.584 controllate dalle forze dell'ordine. Sono finiti nei guai anche i titolari di 369 esercizi commerciali che non hanno rispettato le disposizioni previste dal dpcm. 
Due giorni fa, prima della chiusura di ville e parchi in molte città, era stato lo stesso Viminale a precisare la possibilità di svolgere attività sportiva all'aperto, mantenendo tassativamente la distanza di sicurezza di un metro. Ma, visto che i numeri dell'emergenza continuano a crescere, la nuova disposizione è quella di muoversi il meno possibile da casa. Le uniche eccezioni riguardano esigenze lavorative, di salute e stati di necessità che, specifica il Viminale, devono essere «comprovati», così come le «esigenze primarie non rinviabili». 
Tradotto: i controlli sulle autocertificazioni saranno ancora più serrati. L'obiettivo del ministero dell'interno è quello di favorire la «deterrenza di comportamenti che non rispettino le nuove misure per il contenimento del coronavirus». Ora lo scopo è arrivare a rendere ancora più efficienti i controlli e evitare occasioni di socializzazione. E la via potrebbe essere quella di ridurre il numero degli esercizi commerciali autorizzati a rimanere aperti. 

LE SCORTE
Intanto ieri è arrivata un'altra precisazione: anche chi ha la scorta deve attenersi alle restrizioni previste dai diversi decreti governativi per l'emergenza coronavirus e, dunque, limitare i propri movimenti. L'indicazione è stata data dal Viminale ai questori di tutta l'Italia. Dal ministero fanno infatti sapere che in questo momento è necessario adottare tutte le misure per evitare di esporre a rischio contagio il personale chiamato a garantire i servizi di tutela. Ed è anche importante evitare che nell'opinione pubblica passi il messaggio che chi ha diritto alla scorta possa non rispettare i provvedimenti destinati al resto dei cittadini.

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