Coronavirus in Italia, il Centro-Sud resiste: «Meno di 10 morti in 24 ore»

Coronavirus in Italia, il Centro-Sud resiste: «Meno di 10 morti in 24 ore»
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 10 Aprile 2020, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 12:55

ROMA C'è una parte dell'Europa, con 27 milioni di abitanti, che non è stata travolta dal contagio: ha meno casi positivi della Svizzera, dell'Austria e del Portogallo, ha la metà dei decessi del Belgio e poco più di un decimo di quelli della Lombardia. Qual è? È il Centro-Sud d'Italia: se fosse un'entità distinta sarebbe tra le nazioni che hanno resistito meglio a Covid-19.

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I DATI
Sorprendente, visto che un mese fa, in coincidenza con la fuga dal nord e con l'inizio del lockdown, ci si aspettava una catastrofe nel Centro-Sud, dove i sistemi sanitari sono spesso meno solidi di quelli di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Eppure, è andata diversamente: sia chiaro, non è andata bene, ci sono molti morti e ospedali sotto stress, ma nulla di paragonabile al nord.
Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Abitanti: 27 milioni, il 45 per cento degli italiani. Bene, i positivi sono 18.387, i morti 1.241. Significa che solo il 12,8 per cento dei contagiati vive da Perugia in giù, benché, come detto, in queste regioni ci sia il 45 per cento degli italiani. Tutte le dieci regioni del Centro-Sud hanno un terzo dei positivi della sola Lombardia. I numeri diventano ancora più sorprendenti se si analizzano i decessi: solo il 6,7 per cento è in queste regioni. Il tasso di letalità che spiega quanti pazienti muoiano sul totale dei positivi: in Lombardia è al 18 per cento, nel centro-sud è al 6,5. «La Lombardia - osserva il direttore di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, Giovanni Rezza - è stata particolarmente sfortunata perché si è trovata per prima con il coronavirus in casa». Vero. Però ci sono alcuni elementi inspiegabili: come mai, ad esempio, Roma non ha subito analogo attacco?

IL CASO
La Capitale è (era) crocevia del mondo, ha sempre avuto contatti costanti con la Lombardia, ogni giorno decine di treni dell'alta velocità facevano su e giù tra Roma e Milano. L'aeroporto di Fiumicino era collegato con 13 città differenti della Cina e da Wuhan, fino a metà gennaio arrivavano, ogni settimana, due voli diretti. Eppure, Roma e provincia sono in crisi, ma comunque contano ad oggi 2.764 positivi, più o meno come la provincia di Modena. La provincia di Roma ha 4,4 milioni di abitanti, quella di Modena 700mila, quanto due municipi romani.
Nota il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità: «Oggi, pur nel numero ancora importante di decessi, ci sono 10 regioni, principalmente del Centro-Sud, in cui il numero di morti giornaliero è inferiore a 10. Un successo importante largamente da attribuirsi alle misure restrizione oltre che alla capacità di tutto il Sistema sanitario di fronte alla situazione emergenziale».
 



In Puglia, dove ci si attendeva un effetto devastante del ritorno a casa di chi lavorava o studiava in Lombardia, si resiste. Spiega il professor Pierluigi Lopalco, epidemiologo e consulente della Regione Puglia: «Abbiamo solo dei problemi residui nelle residenze per anziani. Però oggettivamente la situazione appare seria, ma sotto controllo». Dati meno drammatici del previsto anche in Sicilia e Campania, rispettivamente con 2.232 e 3.344 positivi, anche se ora c'è la grande incognita di Pasqua e Pasquetta. «Il lockdown ha salvato il Centro-Sud» ripete Rezza. Ma se domenica e lunedì ci sarà un illegale liberi tutti, saranno spazzati via i risultati ottenuti a costo di sacrifici. Per questo Vincenzo De Luca, governatore della Campania, che come Zingaretti nel Lazio ha applicato una politica attiva di zone rosse, tuona: «Occorre intensificare e rafforzare l'attività di controllo sul territorio, in particolar modo nei punti di accesso al territorio campano, nei caselli autostradali, nelle stazioni ferroviarie, nei porti ed aeroporti».

 

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