Carabiniere ucciso, la fotografia è un caso ma per i magistrati l’inchiesta è blindata

Carabiniere ucciso, la fotografia è un caso ma per i magistrati l’inchiesta è blindata
Carabiniere ucciso, la fotografia è un caso ma per i magistrati l’inchiesta è blindata
di Simone Canettieri e Cristiana Mangani
5 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Luglio 2019, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 12:33

E adesso quella foto di Gabriel Christian Natale Hjorth, con le mani legate dietro la schiena e gli occhi coperti da una benda, potrebbe finire al centro dell'inchiesta per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. C'è chi parla di atti da invalidare, di «implicazioni sulla libera autodeterminazione dell'indagato». Qualcosa che possa aver inciso sulla confessione e che potrebbe compromettere l'intera indagine. L'America non ha ancora mostrato una posizione netta, ma già si intravede una certa agitazione per quanto accaduto durante l'interrogatorio del giovane.

Qualcosa che ha fatto prendere la decisione al procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, di chiarire i termini della questione e di blindare l'inchiesta. In base alle informazioni fornite dalla Procura - interviene il magistrato - le modalità con le quali è stato condotto l'interrogatorio consentono di escludere ogni forma di costrizione in quella sede: «Gli indagati sono stati presentati all'interrogatorio liberi nella persona, senza bende o manette. All'interrogatorio è stato presente un difensore ed è stato condotto da due magistrati, è stato registrato e ne è stato redatto verbale integrale. Gli indagati sono stati avvertiti dei loro diritti». Le verifiche proseguiranno «per accertare chi, per quali ragioni e per disposizione di quale autorità abbia bendato l'indagato e abbia ritenuto di tenere l'indagato in manette, si accetteranno anche eventuali responsabilità per omessa vigilanza», ha concluso Salvi.

LA TESI DIFENSIVA
Dunque la confessione del delitto resta per ora intangibile e non inficiata, stando a ciò che dice la Procura, da nessuna condotta scorretta. Perché la foto a Natale Hjorth potrebbe essere stata scattata nelle ore precedenti all'interrogatorio durante il quale Finnegan Lee Elder stava ammettendo di essere stato lui l'autore materiale dell'omicidio. Come prevedibile, però, la difesa sta già pensando di usare l'immagine come grimaldello per la tesi difensiva. «Quella foto mi ha fatto davvero un brutto effetto - ha dichiarato l'avvocato Francesco Codini, difensore del presunto assassino - Voglio capire cosa sia successo e se anche lui è stato bendato e legato». Ancora più netta la posizione dell'altro difensore, quello che assiste Natale Hjorth. «Non posso che esprimere forte rammarico e preoccupazione - è intervenuto l'avvocato Emiliano Sisinni -, su quanto verificatosi nella caserma dei Carabinieri in danno del mio assistito. Si tratta di un fatto gravissimo che mina sensibilmente la credibilità di uno Stato di diritto, lede profondamente diritti costituzionalmente tutelati e il garantismo che deve caratterizzare il processo». Nel frattempo, le indagini interne effettuate dall'Arma dei carabinieri hanno dato i primi risultati: una informativa è stata inviata in Procura. Dalle verifiche è emerso che il ragazzo americano sarebbe rimasto bendato per 4 o 5 minuti prima di essere spostato in un'altra stanza. Ed è stato individuato il responsabile che sarà trasferito ad «altro incarico non operativo». Anche se Gian Domenico Caiazza, presidente dell'Unione delle camere penali, «definisce l'episodio gravissimo».

LA POLITICA
Di prima mattina è l'account social della Lega a pubblicare la foto: «Alcuni giornali dicono che sia choc, voi che ne pensate?». Si mette così in moto la Bestia, la macchina della propaganda web di Matteo Salvini. Che poi dal suo profilo Instagram posta l'immagine incriminata con questo commento: «A chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l'unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un Carabiniere, un servitore della Patria morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita». I social si scatenano e si dividono. Il governo va in tilt. Dal M5S i vertici preferiscono non commentare. Tace Luigi Di Maio e fa altrettanto Alfonso Bonafede, titolare della Giustizia (già attaccato per le riprese show durante l'arresto di Cesare Battisti). L'unico grillino di peso che prende una posizione è Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia: «Condivido le parole di censura del generale Nistri: anche Mario Cerciello si sarebbe indignato: lo Stato così non fa giustizia». Da qui la stoccata di Morra che sembra indirizzata a Salvini: «Chi evoca questi comportamenti cerca reazioni che una politica corretta dovrebbe allontanare, cerca una spettacolarizzare che induce a reazioni dell'istinto». Pietro Grasso di Leu, già procuratore antimafia: «Quando interrogai Bernardo Provenzano - ricorda - gli offrii un bicchiere d'acqua». Il Pd con Nicola Zingaretti: «Salvini ci distrae con i suoi scatti, parli della Russia». Giorgia Meloni, leader di FdI: «A quelli che montano il caso, ricordiamo che la vittima è un carabiniere barbaramente ammazzato». La polemica ruota intorno a Salvini, i dem attaccano sull'uso del social da parte del Viminale. Da Forza Italia Giovanni Toti posta la foto e scrive: «Amici dell'Arma non fate queste cavolate».
 

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