La chat con lo scatto partita per sbaglio: l'Arma blinda il Reparto operativo

La chat con lo scatto partita per sbaglio: l'Arma blinda il Reparto operativo
La chat con lo scatto partita per sbaglio: l'Arma blinda il Reparto operativo
di Cristiana Mangani
3 Minuti di Lettura
Giovedì 1 Agosto 2019, 07:47
Non ha ancora un nome l'autore dello scatto incriminato, quello che ritrae Gabriel Christian Natale Hjorth con la benda sugli occhi e le mani legate dietro la schiena. La procura di piazzale Clodio indaga su due fronti: su chi ha effettuato la foto e su quelli che la hanno fatta circolare. In realtà, il sospetto dei magistrati è che l'immagine non dovesse finire sui telefoni di persone estranee all'Arma, ma che dovesse rimanere custodita come prova di un metodo investigativo illegittimo, qualcosa da poter usare in un secondo momento e se il caso lo avesse richiesto. Dopo le ultime rivelazioni sulla morte di Stefano Cucchi, all'interno di via In Selci il clima non è molto disteso. È come se si fossero creati degli schieramenti tra chi ha condiviso il comportamento del comandante del reparto che ha collaborato con i magistrati per fare chiarezza, e chi invece avrebbe voluto che la verità non venisse mai fuori.

CLIMA TESO
Il risultato è che l'effetto della diffusione della foto incriminata ha avuto come conseguenza una diffidenza diffusa. La caserma è ora blindatissima e off limits anche ai colleghi che arrivano da altri reparti dell'Arma. La ragione è chiara: la procura di piazzale Clodio sta analizzando tutti i tabulati delle persone che potrebbero essere state presenti in caserma nel giorno dell'arresto dei ragazzi. E dunque, il clima è di sospetto generale.
Inoltre, un fascicolo sulla vicenda è stato aperto anche dal procuratore militare Antonio Sabino, che vuole accertare se sia stato commesso il reato relativo all'art.127 del Codice penale militare di pace (Divulgazione di notizie segrete o riservate) con riferimento esclusivamente alla diffusione della foto di Natale Hjorth bendato. Un «atto che doveva essere rappresentato alle autorità competenti e non certo divulgato sui social», ha spiegato Sabino. Tutto il resto della vicenda è di competenza dell'autorità giudiziaria ordinaria.
Altro aspetto che potrà essere di competenza della procura militare è quello che riguarda la pistola che il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ha deciso di non portare con sé. È possibile che i pm militari decidano di indagare anche per omessa consegna.

L'INTERROGATORIO
In attesa che gli accertamenti tecnici diano i primi risultati, il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia e il pm Sabina Calabretta potrebbero decidere di sentire il militare che è stato indagato per aver messo la benda sugli occhi del giovane americano. La sua identità è stata individuata molto rapidamente ed è finita nel fascicolo di inchiesta che ipotizza i reati di abuso d'ufficio e la rivelazione del segreto d'ufficio. Il sottufficiale è stato sottoposto a procedimento disciplinare da parte del Comando generale dell'Arma ed è stato trasferito a un incarico non operativo. Mentre si sta decidendo se anche gli altri due carabinieri ritratti nella foto, debbano essere indagati, o comunque ascoltati dai pm. Si tratta di ipotesi di lavoro sulle quali la procura sta intervenendo per cercare di chiarire nel più breve tempo possibile come si siano svolti i fatti. La diffusione dello scatto incriminato potrebbe costare all'indagine anche la scarcerazione dell'indagato, qualora si accertasse che i metodi per farlo confessare non siano stati pienamente legittimi.
 
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