Camionista ucciso, ritrovato il corpo nel Ticino (grazie ai droni) dopo 5 giorni di ricerche

Camionista ucciso, ritrovato il corpo nel Ticino: trovati i documenti nelle tasche
Camionista ucciso, ritrovato il corpo nel Ticino: trovati i documenti nelle tasche
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Martedì 16 Febbraio 2021, 20:18 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 23:17

È stato ritrovato nel Ticino, il cadavere di Filippo Incarbone: la scoperta è avvenuta questa mattina a seguito delle ricerche dei sommozzatori dei vigili del fuoco. Che da cinque giorni stavano scandagliando il tratto tra le località Ramo delle Streghe e Buccella - una frazione del comune di Vigevano (Pavia) - alla ricerca dei resti del camionista di 49 anni ucciso ai primi di gennaio e gettato nel fiume. Il corpo è stato individuato anche grazie all'utilizzo di elicotteri e droni: il ritrovamento è avvenuto in tarda mattinata, ma le condizioni dei resti non permettevano un'identificazione sicura. Ad eliminare ogni dubbio sono stati gli indumenti - corrispondenti alle descrizioni fornite agli inquirenti, e soprattutto i documenti dell'uomo, che sono stati ritrovati nelle tasche. Nel frattempo i presunti autori dell'omicidio, due uomini che giovedì scorso sono stati fermati dai carabinieri della compagnia di Vigevano, restano in carcere: il provvedimento è stato convalidato ieri dal gip di Pavia Luisella Perulli, che ha disposto la custodia cautelare.

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La confessione

Michael Mangano, di 31 anni, e Gianluca Iacullo di 44 anni hanno confessato di aver caricato il corpo ormai senza vita in auto e di averlo gettato nel fiume.

Ma negano di aver ucciso l'uomo: Mangano ha ammesso solo di averlo aggredito e malmenato nella sua abitazione di via Buccella, con pugni, calci e utilizzando anche una mazzetta da muratore, ma sostiene che l'avrebbero trovato morto dopo diverse ore e che la causa del decesso potrebbe essere diversa, forse legata alla smodata assunzione di alcolici e stupefacenti (crack). Secondo gli inquirenti l'aggressione sarebbe avvenuta proprio per i debiti che Incarbone aveva contratto con Mangano per la cessione di droga.

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L'autopsia

Ora l'autopsia su quel che resta del cadavere, dopo quasi un mese e mezzo in acqua, affidata all'istituto di Medicina legale dell'Università di Pavia, avrà il difficile compito di stabilire se questa versione regga oppure no. Incarbone svolgeva la professione di autista saltuariamente ed aveva problemi economici, aggravati dal consumo di stupefacenti per il quale dipendeva da Mangano, con cui contraeva debiti. Per questo ne era succube e veniva trattato - secondo quanto reso noto dai carabinieri - «al limite della schiavitù», utilizzato per le pulizie dell'abitazione o come autista personale. Mangano è stato descritto come «persona violenta e dedita agli stupefacenti», Incarbone come «personalità fragile». Il ritrovamento è avvenuto in località Lanca Ayala, oltre il ponte dell'ex statale 494 e della ferrovia, a circa sette chilometri dal punto in cui i vigili del fuoco avevano avviato le ricerche, ovvero tra il ramo delle Streghe e la località Buccella (Pavia).

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Il ritrovamento

Con il passare dei giorni si sono spinti sempre più a valle con la speranza che si fosse incagliato da qualche parte tra i sassi e la vegetazione: se la corrente l'avesse trascinato via, dopo tutto questo tempo sarebbe stato difficile ritrovarlo. Invece si era incastrato sotto un albero. Era parzialmente saponificato, ma ancora integro. Gli indumenti indossati corrispondono, ma soprattutto aveva in tasca i documenti d'identità. In ogni caso una certezza sull'identificazione si potrà avere solo dall'esame del Dna. Il corpo dopo il recupero è stato trasportato con un elicottero dei vigili del fuoco al posto di comando allestito qualche chilometro più a monte, in località Sayonara.

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Il fatto

Intanto questa mattina nell'abitazione di Mangano, sotto sequestro insieme a due auto, sono arrivati i carabinieri dei Ris di Parma per eseguire tutti gli accertamenti scientifici utili a ricostruire la dinamica dell'accaduto. Secondo quanto è emerso dagli interrogatori, Mangano avrebbe inferto una decina di colpi alla vittima, che ogni volta si accasciava a terra, veniva risollevata e poi colpita di nuovo. Iacullo avrebbe assistito al pestaggio senza intervenire, un comportamento che si tradurrebbe in una sostanziale complicità, e poi avrebbe aiutato Mangano a disfarsi del corpo caricandolo in auto e gettandolo nel Ticino. Per questo entrambi sono indagati per omicidio volontario e sottrazione di cadavere in concorso. A Mangano sono inoltre contestati reati «di contorno», due episodi di rapina e tre estorsioni.

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