Marco Bernardini, il manager trovato morto nella piscina dell'hotel chiuso ad Abano: mistero sulle sue ultime ore

Marco Bernardini trovato morto nella piscina dell'hotel Firenza
Marco Bernardini trovato morto nella piscina dell'hotel Firenza
di Eugenio Garzotto
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Giovedì 15 Luglio 2021, 09:43 - Ultimo aggiornamento: 09:53

È stato rinvenuto privo di vita, nel tardo pomeriggio di lunedì 12 luglio, sul fondo della piscina esterna dell’hotel Firenze di via Valerio Flacco, da tempo chiuso e al centro di una procedura di vendita all’asta. 
Ha al momento tutte le caratteristiche di un vero e proprio giallo la morte di Marco Bernardini, 37 anni, residente ad Abano. A fare la macabra scoperta, attorno alle 18, il custode della struttura alberghiera in zona Padova, attualmente sottoposta a curatela fallimentare in vista della messa all’incanto. 

Marco Bernardini, mancano oggetti personali

 


Il decesso di Bernardini, secondo i primi accertamenti medico legali eseguiti sul posto, risalirebbe ad alcuni giorni fa.

Vi sarebbero degli elementi che indicano che avrebbe scavalcato la recinzione esterna dell’albergo a ridosso della mezzanotte fra venerdì e sabato scorsi. Secondo le indagini fin qui effettuate, nei giorni prima di morire sarebbe stato in un hotel di Abano. Venerdì verso le 23 sarebbe uscito e mai più rientrato. A cavallo della mezzanotte avrebbe scavalcato la recinzione dell’hotel Firenze. Sarebbe stato trovato con l’orologio al polso, ma mancherebbero all’appello alcuni oggetti personali.

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INTERROGATIVI
Molti sono gli aspetti da chiarire. L’ipotesi ritenuta più probabile, almeno per ora, dall’autorità giudiziaria e dai carabinieri della compagnia termale è quella del suicidio. Il cadavere non presentava infatti ferite o contusioni tali da indurre gli investigatori a propendere per un’aggressione conclusasi nel peggiore dei modi. Ma non è nemmeno da scartare la possibilità che Bernardini sia rimasto vittima di un incidente, anche se resterebbe in questo caso da capire per quale motivo il 37enne si sia introdotto in una struttura non più funzionante, a poca distanza da uno dei quartieri più centrali di Abano e dal policlinico termale, per motivi diversi dalla drammatica decisione di togliersi la vita, gettandosi in una piscina con pochi centimetri di acqua piovana al suo interno, in quanto svuotata da tempo. 
E se si è trattato di una tragica fatalità, magari un improvviso malore, si trovava lì da solo oppure era con qualcuno? Saranno le risultanze dell’autopsia disposta dal pubblico ministero a cercare di fare completa chiarezza sulla tragica vicenda. Gli ambienti investigativi continuano comunque a mantenere uno stretto riserbo. 

INTERVENTO
Una volta rinvenuto il corpo, il guardiano ha subito informato le forze dell’ordine. Sul posto sono arrivati i carabinieri della compagnia termale, seguiti poco dopo dai vigili del fuoco del distaccamento aponense, che hanno provveduto al recupero della salma dalla piscina. Risalire alla sua identità, in un primo momento, non è apparso semplice, in quanto il poveretto non aveva con sé i documenti. 


È stato necessario vagliare quindi tutte le recenti segnalazioni di scomparsa prima di identificarlo. Ma in poco tempo i militari dell’Arma hanno scoperto che i genitori dell’uomo proprio lunedì avevano denunciato ai carabinieri di Selvazzano che non dava più sue notizie da giorni. 

IL LAVORO
Marco Bernardini ricopriva l’incarico di responsabile commerciale della “Publicober Smt”, di via Emilia 7 a Rubano, l’azienda di famiglia specializzata nella vendita di attrezzature ricondizionate per l’industria. Né i congiunti del 37enne, affranti, né il personale della ditta ieri hanno voluto rilasciare commenti sulla tragica scomparsa dell’uomo. 

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Un episodio, al di là di quelle che saranno le conclusioni delle indagini sul suo decesso, che ripropone ancora una volta lo spinoso e annoso problema della sicurezza delle strutture alberghiere chiuse o in stato di degrado. Aree in cui è fin troppo facile entrare senza attirare l’attenzione, spesso rifugio di senzatetto e sbandati. Una situazione che a più riprese ha costretto carabinieri e Polizia locale a effettuare controlli a tappeto al loro interno.
 

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