Bambino morto a L'Aquila, il racconto del papà: «Ho sentito un botto venire dall'asilo, sono stato tra i primi ad arrivare»

Bambino morto a L'Aquila, il racconto del papà: «Ho sentito un botto venire dall'asilo, sono stato tra i primi ad arrivare»
Bambino morto a L'Aquila, il racconto del papà: «Ho sentito un botto venire dall'asilo, sono stato tra i primi ad arrivare»
di Stefano Dascoli e Marcello Ianni
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Venerdì 20 Maggio 2022, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 13:41

L'AQUILA Nella morte di Tommaso D'Agostino, ucciso mercoledì a soli 4 anni travolto da un'auto che si è sfrenata ed è piombata sul giardino dell'asilo dove stava giocando, c'è una coincidenza che ha dell'incredibile. L'ha raccontata, al Messaggero, il papà del piccolo, Patrizio: «Qui a casa amiamo tutti Franco Battiato. Un legame particolare: siamo cresciuti con le sue canzoni. Tommaso è nato e morto negli stessi giorni: 23 marzo e 18 maggio. È per questo che un'associazione che ha appena comprato un'ambulanza, la Sam Safety e Security, ha deciso di intitolarla a lui, citando La cura, una delle canzoni più belle di Battiato». Ieri all'Aquila è stato il giorno del lutto e del dolore. Negozi chiusi due ore, attività cancellate, la silenziosa ma costante processione dinanzi all'asilo chiuso, per adagiare un fiore, un biglietto, un ricordo, un peluche. Al papà di Tommaso non è stato risparmiato nulla: la sua famiglia vive a pochi metri dall'asilo e per questa ragione la portata del dramma è stata chiara fin dai primissimi istanti. «Ero affacciato in balcone - ha raccontato Patrizio -, ho sentito un botto provenire dalla direzione della scuola. Mi sono precipitato lì, sono stato tra i primi ad arrivare». Il racconto si ferma qui: il resto è lacrime, incredulità, dolore lancinante.

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LA TESTIMONIANZA


Sentimenti che si intrecciano e quasi si fondono con quelli di B.R.Z., la donna bulgara di 38 anni, indagata per omicidio stradale, che ha lasciato incustodita la Volkswagen Passat con a bordo uno dei figli, un 12enne, mentre è entrata a scuola per riprenderne altre due.

Tre-quattro minuti fatali. «Ho parcheggiato la macchina in pianura - ha raccontato ieri la donna attraverso il suo avvocato, Francesco Valentini -, ho inserito la marcia, ma non ricordo di aver inserito il freno a mano. Me la sono vista passare davanti, ho provato a fermarla con le mani, senza riuscirci. Le mie figlie hanno visto tutto e sono sotto choc: siamo distrutti e addolorati, chiediamo scusa alla famiglie dei bambini». Il legale ha aggiunto: «Marito e moglie non riescono a darsi pace. Una colpa, ma anche circostanze sfortunate e fortuite per una donna che ogni giorno faceva questi movimenti. Ci difenderemo dall'accusa di omicidio stradale».

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«Aspettiamo le risultanze tecniche dei vari esami - ha concluso ancora l'avvocato -. Bisogna riflettere sul fatto che la macchina si sia spostata dopo alcuni minuti e che abbia rotto la recinzione che non era ancorata al muretto, ma a terra». La donna sarà sentita nei prossimi giorni, forse già oggi. Il figlio è stato invece ascoltato nella notte con una psicologa: ha detto di non ricordare quasi nulla. L'auto aveva freno elettronico (dunque si potrà scandagliare la centralina) e cambio manuale. Oggi sarà affidata a Cristiano Ruggeri la perizia sull'auto e si cercherà di evitare l'esame autoptico sul corpo del piccolo. L'inchiesta, coordinata dal pm Stefano Gallo e condotta da Squadra Mobile e Polizia stradale, è destinata ad allargarsi ad altri aspetti. Sono stabili o in miglioramento le condizioni degli altri cinque ricoverati, tre a Roma e due all'Aquila. Il bimbo trasportato al Bambin Gesù è uscito dalla terapia intensiva e la prognosi è stata sciolta. Le due bimbe al Gemelli sono ancora ricoverate in terapia intensiva pediatrica, ma respirano da sole e sono vigili. All'Aquila ci sono due gemellini: «Sono vigili, orientati, in discrete condizioni» dice l'Asl.

 

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