Alessandro Impagnatiello, la chat con Giulia 2 giorni prima di ucciderla: «Che madre sei se mi lasci?». Lei rispose: io penso a me

La ragazza era stanca delle sue bugie: «Il vaso è rotto e non voglio sistemarlo»

Alessandro Impagnatiello e la strategia della chat per depistare gli investigatori: ha usato anche il cellulare di Giulia Tramontano che aveva già ucciso
Alessandro Impagnatiello e la strategia della chat per depistare gli investigatori: ha usato anche il cellulare di Giulia Tramontano che aveva già ucciso
di Claudia Guasco
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Sabato 3 Giugno 2023, 18:55 - Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 13:39

Sul telefono di Alessandro Impagnatiello il numero della fidanzata è memorizzato come Baby, corredato da un cuoricino. Ma l’amore, nella loro storia, non esisteva più. Solo tradimenti, bugie e recriminazioni di un uomo che cercava di arrabattarsi tra due relazioni parallele e sottoponeva Giulia Tramontano a una violenza psicologica di falsità e ricatti. Il 25 maggio scorso, due giorni prima di essere accoltellata a morte nella loro casa di Senago, lei gli dice che è finita. Aspettavano un figlio e lui, che ha ucciso entrambi, l’accusa di non essere una brava mamma: «Ma veramente prima ancora di far nascere un bambino tu vuoi già dividerci? Vuoi farlo nascere con due genitori già separati? Ma che madre sei! Ma te lo chiedi?», le scrive.

 


IL ROSSETTO


Da giovedì Impagnatiello, barman trentenne, è a San Vittore accusato di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso. È in una cella per i detenuti a rischio al quinto raggio, senza contatti con gli altri carcerati.

Personalità manipolatrice, lo hanno descritto i pm, e dallo scambio di messaggi intercorsi tra lui e Giulia dal 9 maggio emergono la sua attitudine subdola ma anche la lucidità con la quale tenta di sviare le indagini. Finge la sua scomparsa e la subissa di appelli affinché torni: «Tata dove sei?».

Da mesi la fidanzata sa che Alessandro non è sincero, ha dubbi sul futuro della loro relazione e il 9 maggio, salendo in auto per recuperare le chiavi del motorino, trova un rossetto e gliene chiede conto: «Non è mio, quindi è di qualcuno che si è seduto dal lato passeggero. Chi è entrato in macchina?», domanda al fidanzato. Lui nega: «Nessuno, non ne ho idea Giuliet». Lei incalza: «E quindi come lo giustifico io sto rossetto da donna? Le cose non compaiono all’improvviso, non può crescere un rossetto in macchina». Impagnatiello si irrita: «Non so di chi c...o sia, da quanto sia lì e perché». La fidanzata però nota un altro particolare, una confezione di acqua spostata dal sedile anteriore a quello posteriore. Lo mette alle strette: «Ieri chi è salito in macchina? Rispondi come si deve. Deficiente non sono». Il compagno continua a negare, Giulia tronca: «È stato un piacere Ale. Quando torni chiudiamo i conti». Il giorno successivo lei non gli risponde, lui la implora: «Giuliet per favore, non fare così. Non voglio “ognuno per la propria strada”, che cavolo vuol dire? Ti prego».


«IL VASO SI È ROTTO»
Tra silenzi (di Giulia) e suppliche (di Alessandro), si arriva al 25 maggio. La giovane è definitiva: «Non voglio altre discussioni, frustrazioni, ansie e rabbia continua, lasciami stare. Non sono felice e vorrei ritrovare la mia tranquillità. Basta». Impagnatiello non si rassegna: «E vuoi trovare tranquillità mettendomi da parte».

La fidanzata ribadisce la sua decisione, «condividiamo una casa finché sarà necessario», lui la fa passare per pessima madre: «Ti sembra normale parlare così con un bambino in pancia?». Giulia non recede: «Non mi sembra normale fare arrivare una persona a questo limite. Non ho fiducia in te e non ne avrò mai. Ormai il vaso si è rotto e io non ho voglia di risistemarlo». Il 27 maggio Giulia Tramontano incontra l’amante di Impagnatiello che, tra le altre cose, le riferisce che il 20 erano insieme per il suo compleanno. Alla compagna aveva detto di andare a una grigliata con un amico.

«Eri a spassartela, sei un cane. Non esiste persona peggiore di te. Saluta Thiago», il bimbo che aspettano, «lo vedrai con il binocolo». Cinque ore dopo lui la uccide. E fino al giorno dell’arresto le invia messaggi in formato depistaggio. Il 31 maggio scrive: «Ho i giornalisti che mi stanno molestando sotto casa, ti prego è invivibile così. Mia mamma piange, mio fratello pure. Siamo al quarto giorno, finiscila con questa storia e batti un colpo. Ti supplico».

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