Padova, caccia ai bulli che aggrediscono i 15enni: Ahmed come Henry. «Chi sa ora parli»

Padova, caccia ai bulli che aggrediscono i 15enni: due adolescenti si sono tolti la vita. «Ahmed, chi sa ora parli»
Padova, caccia ai bulli che aggrediscono i 15enni: due adolescenti si sono tolti la vita. «Ahmed, chi sa ora parli»
di Marina Lucchin
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Giovedì 28 Aprile 2022, 07:28 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 09:34

Due adolescenti padovani che decidono di togliersi la vita a pochi mesi di distanza esattamente nello stesso luogo. Nello stesso modo. Prima un messaggino ai propri cari per dire addio, poi un volo di 4 metri da un ponte pedonale per finire nelle acque torbide e vorticose del Brenta. A settembre era toccato a Henry Amadasun, 18 anni, pochi giorni fa al 15enne Ahmed Joudier. Quel che sta succedendo a Mortise, quartiere popolare di Padova, gela il sangue nelle vene dei genitori di figli adolescenti. C'è forse qualcuno che spinge i ragazzini a uccidersi? E se sì, è qualcuno di reale o che proviene dal mondo virtuale, dove, specie durante il lockdown, molti adolescenti sono stati risucchiati attraverso app, social e giochi? Una pista, quella del Cyberbullismo, che da ieri è stata presa in considerazione per tentare di dare una spiegazione alla morte di Ahmed Joudier. La procura di Padova ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, mentre la Squadra Mobile, ieri, ha iniziato a sentire la madre, la sorella e alcuni amici della vittima. Dopo questi colloqui, i poliziotti hanno sequestrato, oltre al telefonino, anche il pc del ragazzo.

Ahmed Joudier, la Procura: «Costretto a uccidersi». La mamma: «Qualcuno degli amici sa»

LA MAMMA
La mamma del 15enne, che vive al terzo piano di un palazzo di Mortise, non riesce quasi a tenere gli occhi aperti da quanto sono gonfi di lacrime. «Qualcuno degli amici sa qualcosa sulla morte di mio figlio».

Dopo sei notti insonni senza avere notizie da Ahmed, Latifa aveva iniziato a temere il peggio. Ma nonostante si fosse quasi preparata, se mai fosse possibile farlo, a un epilogo nefasto, la notizia del ritrovamento del figlio morto, martedì mattina, l'ha distrutta. «Era un bravo ragazzo - insiste la donna - non aveva a che fare con la droga» racconta, chiudendo la frase con un gesto di stizza con una mano, quasi a voler allontanare quel pensiero che, però, si è insinuato nella sua mente come un dubbio tremendo: possibile fosse finito in un brutto giro? C'è da dire che Ahmed, a detta anche dei suoi professori e degli inquirenti, era davvero un ragazzo a posto. Andava bene a scuola, non fumava, non beveva, aiutava la famiglia, non aveva mai avuto guai con la giustizia.

GLI AMICI
Eppure tanti ragazzi, anche compagni di scuola, sono convinti che negli ultimi tempi il 15enne avesse cambiato un po' atteggiamento. A volte non si faceva sentire, cambiava strada, sembrava più sfuggente del solito. «Magari aveva incontrato qualcuno e si era messo nei guai. Magari un debito non saldato, oppure qualcos'altro che non aveva pagato», commenta un ragazzo che come lui frequenta l'Istituto Bernardi di Padova. Ma un debito di che genere? Molte le voci che girano nel quartiere di Mortise. La maggior parte parla anche della presenza di un gruppo di bulli di Mejaniga, quartiere del Comune di Cadoneghe, già protagonista di atti violenti. «Rubano le biciclette ai più piccoli e poi si fanno dare i soldi per restituirle. Oppure gli fanno paura. Qualcuno è stato anche preso a botte» racconta un ragazzino della stessa età di Ahmed, 15 anni, che attraversa la passerella pedonale che collega Padova a Cadoneghe. Quella passerella da cui la notte tra giovedì e venerdì scorsi si è gettato Ahmed per togliersi la vita.

C'è poi la pista del Cyberbullismo, che verrà battuta a fondo controllando tutte le attività informatiche del ragazzino: le applicazioni, i giochi, i social che utilizzava su vari supporti, dal pc allo smartphone.
La delusione d'amore? Sarebbe da scartare secondo quanto dichiarato dall'ex fidanzatina, accompagnata dai genitori in Questura: «Ci eravamo lasciati, ma i nostri rapporti erano buoni». Talmente buoni che l'ultimo messaggio vocale Ahmed l'ha mandato a lei, messaggio in cui parlava della sua morte imminente: «Ho delle questioni in sospeso con alcune persone, più che altro penso che morirò. O se non muoio - disse Ahmed - avrò delle ferite gravi». E aveva così tanta paura che piuttosto di finir male, ha preferito togliersi la vita.
 

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