Yara. "Bossetti cercava 'sesso' e 'tredicenni'
sui siti pedopornografici". Ma il legale nega

Massimo Giuseppe Bossetti
Massimo Giuseppe Bossetti
3 Minuti di Lettura
Sabato 23 Agosto 2014, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 10:20

BERGAMO - Ricerche di siti pedopornografici digitando parole che riguardano il sesso con tredicenni. Parole chiave che sono spuntate sul computer sequestrato a casa di Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio, la ragazzina scomparsa a Brembate di Sopra, il 26 novembre 2010 e ritrovata senza vita tre mesi dopo in un campo a Chignolo d'Isola. È un nuovo particolare emerso dagli accertamenti disposti dal pm di Bergamo Letizia Ruggeri sul pc usato dal carpentiere, dalla moglie e dai figli e ricavato dall'assemblaggio di diversi componenti. Accertamenti che sono solo agli inizi ma che ora hanno rivelato l'inquietante dettaglio ritenuto molto importante per arrivare a individuare il movente del delitto.

L'ipotesi, da quanto si è appreso da fonti vicino all'inchiesta, è che Bossetti, in almeno cinque casi, uno dei quali lo scorso maggio, abbia quanto meno cercato di collegarsi via web con siti pedoporno scrivendo sui motori di ricerca parole ben precise sull'argomento che riguarda il sesso con ragazze di 13 anni, la stessa età che aveva Yara quando è stata assassinata. Una circostanza che si aggiunge alle già note e frequenti navigazioni sui siti pornografici appurate e sulla quale inquirenti e investigatori stanno 'lavorandò: gli esami tecnici sono all'inizio e devono essere completati per capire se sono state scaricate immagini a sfondo sessuale con adolescenti come protagonisti ed da chi, anche se tutti gli elementi raccolti finora fanno pensare a Bossetti.

Dal canto suo il muratore lo scorso 6 agosto, nell'ultimo interrogatorio (non secretato), alla richiesta di chiarimenti si sarebbe giustificato senza dare una risposta convincente: non avrebbe escluso la possibilità di aver digitato la parola «tredicenne», e se così fosse, lo avrebbe fatto - è la linea difensiva- in quanto suo figlio maggiore ha proprio quell'età e per altri fini. «Non ci sono stati accessi a siti pedopornografici», ha spiegato Claudio Salvagni, uno dei due difensori di Bossetti. «Poichè sono esami ripetibili - ha aggiunto l'avvocato - verificheremo la circostanza con i nostri consulenti. Per ora non posso commentare in quanto queste sono indiscrezioni imprecise». Per l'avvocato, inoltre, «il tutto deve essere contestualizzato e non sappiamo, qualora quegli accessi siano davvero stati fatti, quando sono stati fatti».

E mentre i difensori del carpentiere, che si è sempre proclamato innocente, devono ultimare la richiesta di scarcerazione da depositare entro i primi 15 giorni di settembre al gip Ezia Maccora, Procura e carabinieri stanno approfondendo molti aspetti della vita privata e matrimoniale dei Bossetti proprio in vista del movente che, questo è il sospetto messo nero su bianco nel provvedimento di custodia cautelare del giudice Maccora, potrebbe essere di natura sessuale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA