Hotel riduce il personale per il Covid a Teramo, cameriere si uccide e lascia un biglietto: «Perdonatemi»

Hotel riduce il personale per il Covid a Teramo, cameriere si uccide e lascia un biglietto: «Perdonatemi»
Hotel riduce il personale per il Covid a Teramo, cameriere si uccide e lascia un biglietto: «Perdonatemi»
di Tito Di Persio
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Sabato 30 Maggio 2020, 10:47 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 00:52

«Perdonatemi», scritto a caratteri cubitali su un foglio A4. Il biglietto lasciato al centro del tavolo da pranzo. L’ultimo messaggio lasciato alla famiglia da Leonard Costantin G., 27 anni. La causa scatenante del suo gesto estremo potrebbe essere la non riconferma come cameriere in un hotel di Silvi Marina, costretto a ridurre il personale a causa delle misure contro il Covid-19. È il quinto suicidio in 15 giorni nella provincia di Teramo.

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A trovare il corpo del giovane senza vita, appeso alla ringhiera interna del primo piano della palazzina di Silvi, dove viveva, è stato il padre che rincasa dal lavoro. Le urla disperate dell’uomo hanno attirato l’attenzione degli altri condomini che sono accorsi. Uno di loro ha allertato i soccorsi. Sul posto una pattuglia dei carabinieri della locale stazione e un’ambulanza del 118. Purtroppo il personale sanitario non potuto far altro che constare il decesso. Dopo l’ispezione cadaverica il pm Stefano Giovagnoni ha dato il nulla osta per la sepoltura. Leonard Costantin era arrivato nel nostro Paese da ragazzino insieme al papà e alla compagna per motivi di lavoro. Sia lui, che la famiglia si erano ben integrati a Silvi. Da quando si apprende, il 27enne da anni lavorava come stagionale, faceva il cameriere, in un hotel a Silvi, sulla costa abruzzese, ma negli ultimi due anni stava attraversando un momento difficile. Nei giorni scorsi il datore di lavoro gli aveva detto che non l’avrebbe potuto riconfermare per l’estate a causa del coronavirus. Stando a quanto ha raccontato il padre ai militari, Leonard Costantin non l’aveva presa bene, ma nulla lasciava presagire in un gesto così drammatico.

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È un’escalation di suicidi senza precedenti nel teramano: cinque in soli due settimane. Roberto D. G., giovane papà di 40 anni, di Bellante, faceva l’elettricista, si è tolto la vita, con motivi inspiegabili, il 15 maggio. Il 40enne è stato trovato impiccato in un container. Al suo fianco solo un breve messaggio per salutare l’attuale compagna. Lascia una bimba piccola. Il 20 maggio un’altra tragica morte a Teramo: Francesca D. P., aiuto di cuoca di 33 anni, è stata trovata impiccata nella sua abitazione dopo essere finita fuori strada con l’auto ed esserci procurata molte ferite. Questo ha raccontato al telefono a un’amica dopo essere ritornata a casa da una serata passato con amici a bere un drink. Poi più nulla per 19 ore, neanche un collegamento su Facebook dove la 33enne era sempre presente. Sulla sua morte è stata aperta un’indagine. La sera del 21 maggio, in meno di 24 ore, Gennaro T., 62 anni, si è lanciato dal ponte San Ferdinando, a Teramo. A dare l’allarme è stata una coppia di passanti che lo avevano visto gettare a terra un ombrello bianco e blu, arrampicarsi sul parapetto del ponte, allargare le braccia e buttarsi nel vuoto facendo un volo di 12 metri. Anche in questo caso nessuno riesce a dare una spiegazione al tragico gesto.

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Infine la morte più agghiacciante, avvenuta il 25 maggio. Verso l’ora di pranzo, in contrada Borea San Domenico, frazione di Atri, si è tolto la vita impiccandosi a un albero, Domenico R., papà di 55 anni. «Vado un’oretta nell’orto, ho delle cose da fare e torno per pranzo» aveva detto alla moglie. Quanto non lo ha visto rincasare ha mandato una delle figlie a cercarlo. La  figlioletta lo ha trovato senza vita appeso con una corda a un albero. Le sue grida disperate hanno attirato i vicini, ma per l’uomo ormai non c’era più nulla da fare. Non ha lasciato lettere per spiegare il suo gesto, ma tutti in paese dicono che aveva preso male la cassa integrazione disposata a casua dell'emergenza Covid.
 

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