Sala: «Famiglie in crisi, urgente riaprire. Ma i numeri sui contagi non tornano»

Sala: «Famiglie in crisi, urgente riaprire. Ma i numeri sui contagi non tornano»
di Giammarco Oberto
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Mercoledì 29 Aprile 2020, 06:00
A sei giorni alla Fase 2, a Palazzo Marino la fine del lockdown diffonde più dubbi che sollievo. Perché questa resta la città e la provincia con il più alto numero di contagi in Italia. E perché i dati sulla curva del virus sono fumosi. «Poco trasparenti», li definisce (di nuovo) Sala nel videomessaggio del mattino, il giorno dopo l’incontro con Conte in prefettura. «A ieri praticamente i deceduti totali a Milano per Covid sono pari a 1147. I contagi ufficiali sono pari a 7867, circa il 15%». E dice: «Passo le notti a leggermi studi da tutto il mondo e il livello di morti rispetto ai contagi è universalmente riconosciuto al massimo all’1%».

Qualcosa non quadra, dunque, nei dati comunicati dalla Regione: i contagiati dovrebbero essere più di centomila. Come può un Comune agire - è il ragionamento del sindaco - sulla base di dati poco chiari? Perfino il primo cittadino è riuscito ad avere i dati sui decessi nella città di Milano solo grazie a una lettera inviatagli dal governatore Fontana, lo sorso 24 aprile. Sala ha fatto presente la questione a Conte: «Gli ho detto che a Milano coinvolgiamo i cittadini nella discussione sul proprio destino, ma purtroppo i dati che abbiamo a disposizione non ci permettono di essere trasparenti». «Ma io mi fido dei milanesi - conclude - voglio essere sincero e coinvolgervi nel percorso che intraprenderemo».

Quel che è certo è che per Milano «ripartire non è tanto una voglia, ma piuttosto una necessità».
Anche perché le famiglie cominciano ad avere serie difficoltà economiche. «Milano è una città che può offrire molto, che offre lavoro, opportunità di crescita personale e di guadagno ma è una città che è costosa, dall’affitto, alla spesa. Oggi a costi sostanzialmente inalterati molte famiglie cominciano ad avere difficoltà perché qualcuno è in cassa integrazione, qualcuno aveva un lavoro a tempo determinato e l’ha perso, qualcuno vive della propria attività commerciale che è ferma».
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