Telegram di fuga: la App utilizzata per aggirare i prosti di blocco Covid-19

Telegram di fuga: la App utilizzata per aggirare i prosti di blocco Covid-19
Telegram di fuga: la App utilizzata per aggirare i prosti di blocco Covid-19
di Enrico Chillè
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Aprile 2020, 07:55
L’ultima frontiera dei ‘furbetti’ è decisamente tecnologica e arriva grazie all’utilizzo dell’app di messaggistica istantanea. 
Ovvero gruppi Telegram per conoscere ed evitare i posti di blocco delle forze dell’ordine che controllano ogni violazione delle norme di quarantena contro il coronavirus (sono state oltre 30mila le sanzioni tra Pasqua e Pasquetta in tutta Italia). Così basta aprire Telegram e cercare, tra le decine di migliaia di gruppi, quelli in cui vengono segnalati i controlli su tutte le strade, dentro e fuori i centri abitati. Tutto fin troppo facile: occorre digitare “posti di blocco il nome del comune, della provincia o della regione” per trovare il proprio gruppo ‘locale’ e consultare tutte le segnalazioni degli altri utenti. In questo modo è possibile eludere i controlli, prendendo strade alternative o secondarie ed evitando così multe o denunce. 

Alcuni gruppi erano stati creati già prima dell’emergenza coronavirus: si pensi ad esempio a quello relativo alla provincia di Bergamo, pieno di aggiornamenti e segnalazioni negli ultimi giorni. Lo scopo iniziale del gruppo era quello di segnalare incidenti e traffico, consentendo agli automobilisti di non rimanere imbottigliati, ma è proprio nelle ultime settimane che molti utenti si sono iscritti. Sempre restando in Lombardia, la regione italiana più colpita dal coronavirus e che ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane, impressiona il gruppo dedicato ai posti di blocco di Milano: è stato creato infatti il 19 marzo scorso, quindi apparentemente proprio con lo scopo di evitare i controlli necessari a far rispettare la quarantena. Gruppi del genere, comunque, esistono praticamente per tutta Italia, da Nord a Sud.

Basterebbe poco per controllare e sanzionare queste violazioni, anche perché, molto ingenuamente, alcuni utenti e amministratori degli stessi gruppi sono registrati a Telegram con i loro nomi e cognomi e non con dei ‘nickname’.
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