L'immagine simbolo della morte a Bergamo, i forni crematori non riescono più a smaltire i cadaveri

L'immagine simbolo della morte a Bergamo, i forni crematori non riescono più a smaltire i cadaveri
di Franca Giansoldati
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Giovedì 19 Marzo 2020, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 11:08

Quando usciremo da questo incubo, questa immagine resterà nella storia italiana. Il corteo funebre più choccante. Il cimitero a Bergamo ha ormai i cancelli quasi chiusi. Quattrocento morti al giorno - il picco registrato ieri, il più alto in assoluto - sono troppi anche per una cittadina di 120 mila abitanti e ben organizzata. Una strage che ha costretto a prendere provvedimenti immediati per lo smaltimento delle cremazioni. Le bare nella cappella del cimitero - il tempietto di Ognissanti - non si contano, sono allineate con pietas, le pompe funebri sotto stress sono incapaci di smaltire il lavoro, tanti operatori nel settore si sono contagiati e così, ieri sera, è intervenuto l'esercito per portare in altre città le bare da cremare.

La fotografia ripresa dalla finetra di un palazzo mostra una lunga colonna di mezzi militari con dentro i feretri delle vittime del coronavirus che non hanno trovato piu' posto nel cimitero cittadino perche' i tempi delle cremazioni sono diventati troppo lunghi. Le bare sono state trasportate in altre citta' dove e' possibile effettuare la cremazione. Il forno crematorio di Bergamo, a pieno regime, può smaltire solo 25 morti al giorno, lavorando a ritmo continuo, 24 ore su 24.



Trentuno salme sono già a Modena, altre in altri centri. Una sessantina di salme sono state trasferite oltre che a Modena, in impianti del Friuli, del Piemonte e ancora a Piacenza, Parma, Rimini e Varese. Il sindaco Giorgio Gori, con una lettera, ha voluto ringraziare i primi cittadini di queste citta' che hanno accettato di accogliere i feretri. 

Il virus non ha risparmiato nessuno. Basta sfogliare l'elenco quotidiano sull'Eco di Bergamo delle pagine di annunci funebri e necrologi. Anziani ma anche giovani, medici e infermieri, poveri e ricchi, persone che avevano patologie pregresse ma anche persone sane. In questo elenco, il vescovo Beschi, ha ricordato anche i 13 preti che si sono contagiati andando a portare l'estremo conforto alle vittime o alle famiglie delle vittime e hanno contratto il covid-19. 






 

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