Fontana di Trevi vista dall'alto: apre la terrazza di palazzo Poli

Fontana di Trevi vista dall'alto: apre la terrazza di palazzo Poli
Fontana di Trevi vista dall'alto: apre la terrazza di palazzo Poli
di Laura Larcan
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Mercoledì 22 Gennaio 2020, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 14:14

Dall'alto, dal suo punto più elevato e segreto, la Fontana di Trevi svela tutta la sua maestosa complessità. «Vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare», canta Jovanotti. E a quaranta metri d'altezza si può volare sul capolavoro. Da quella vetta, con gli occhi all'ingiù, si misurano le dimensioni ciclopiche delle statue, i virtuosismi delle decorazioni visti da vicino, i volti sconosciuti delle figure scolpite nel travertino. E l'acqua, il suo scroscio fiero, echeggia fin sulla terrazza. Eccolo, allora, il monumento icona di Roma, assediato da migliaia di turisti ogni giorno (col rituale propiziatorio del lancio della monetina) che riesce a sorprendere, svelando il suo lato inedito.

Meraviglia nella meraviglia. Siamo sul belvedere di Palazzo Poli, sulla vetta di Fontana di Trevi, il camminamento mozzafiato che affonda le radici nell'epopea settecentesca della realizzazione della leggendaria mostra d'acqua, proprio sul prospetto del palazzo nobiliare. L'elegante balaustra protegge l'affaccio, ma con le mani oggi si possono sfiorare le ali possenti dei due angeli tubicini, suonatori di tuba, che sorreggono in trionfo lo stemma araldico di papa Clemente XII. È questo il tesoro del nuovo percorso di visita museale di Palazzo Poli, al centro di un progetto di valorizzazione ideato da Maria Cristina Misiti, direttrice dell'Istituto nazionale per la Grafica, gioiello del Mibact, di cui Palazzo Poli è parte integrante.
 

 

«L'idea è quella di aprire al pubblico un percorso di visita che coinvolge le sale del piano nobile - spiega Misiti - e attraverso una serie di ambienti al terzo piano si sale per una piccola scala a chiocciola fino in cima, per godersi l'affaccio sulla fontana e su Roma, visto che siamo in uno dei punti più alti della città». Un progetto innovativo per l'Istituto della Grafica e il suo Palazzo Poli, che diventerebbe museo di se stesso. «Stiamo nella fase di studio della fattibilità, con la definizione degli interventi per la messa in sicurezza e un piano di accoglienza tra personale e biglietteria», continua la direttrice. Almeno un anno di lavori. Ma è ottimista, Misiti. Il panorama sulla Fontana di Trevi vale tutta l'operazione. L'incontro ravvicinato con le quattro colossali statue allegoriche dedicate ai benefici dell'acqua è da brivido. Splendidi i dettagli della frutta, le spighe di grano, la coppa del vino. E a volo d'uccello si plana sulla scogliera e sulla vasca. I turisti, da quest'altezza, sembrano piccoli creature in movimento.

IL SALOTTO DEGLI ARTISTI
«Il percorso è finalizzato a far conoscere Palazzo Poli, a raccontarne la lunga storia nel cuore di Roma, così come dei suoi inquilini speciali», sottolinea Maria Cristina Misiti. Palazzo Poli esisteva già nel 500, poi ristrutturato nel 700 e trasformato ulteriormente nell'800. Deve molto della sua sontuosità alla famiglia dei Conti, duchi di Poli, un piccolo borgo del Lazio che aveva dato i natali a papa Innocenzo XIII, poi acquisito dai Corsini che coronarono tutta l'impresa della Fontana di Trevi.
 

L'acqua permea tutto il complesso, echeggia in ogni sala, colonna sonora di saloni dove si è scritta la storia letteraria. Nel 1835 la principessa Volkonskaja, una delle donne più belle e seducenti dell'epoca, aveva fissato la sua residenza invernale al piano nobile, confinando con l'appartamento del Belli. Due illustri inquilini di Palazzo Poli. Bella, colta, amante delle arti, trasformò la casa in un salotto di artisti e intellettuali: la sala oggi dedicata a Dante prende il nome dalle letture dantesche ideate da Zenaide, come la chiamavano i romani. Belli ne era incantato e lei, sembra, amava civettare con il poeta. Sicuramente ebbero un brioso rapporto d'amicizia. «Tutto mi è amico a Roma, le arti, i monumenti, l'aria i ricordi», scriveva la principessa.

Palazzo Poli inanella fior di aneddoti.
Una iscrizione conservata, non a caso, ricorda il Palazzetto dell'arte della lana che sorgeva sull'angolo destro dell'edificio, voluto da papa Sisto V per dare lavoro al popolo. E poi su, a sfiorar capolavori. Coronamento del viaggio è il lato segreto della Fontana di Trevi.

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