Roma, vigili senza divisa: il ministro Lamorgese striglia gli agenti in jeans e felpa

Roma, vigili senza divisa: il ministro Lamorgese striglia gli agenti in jeans e felpa
Roma, vigili senza divisa: il ministro Lamorgese striglia gli agenti in jeans e felpa
di Lorenzo De Cicco
4 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Gennaio 2020, 00:47 - Ultimo aggiornamento: 17:49

Cari vigili romani basta jeans e felpe, meglio indossare la divisa. Perché «vedere l’uniforme in strada è senz’altro utile, incide direttamente sulla sicurezza percepita dai cittadini». A dare una “strigliata” ai pizzardoni dell’Urbe, avvezzi a mulinare le palette anti-ingorghi o a rincorrere gli abusivi in tuta o in altri abiti, come dire, casual, è stato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che attribuisce al tema una certa rilevanza. Non solo questione di look. Invitata al tavolo sulla “legalità e lo sviluppo nelle grandi città e il caso Roma” - discussione organizzata da Arel e condotta dall’ex ministro Marianna Madia - Lamorgese, quarant’anni di carriera nelle forze dell’ordine, ha voluto sottolineare l’importanza di essere riconoscibili in prima linea. «Noto - ha aggiunto - che a volte gli agenti della Polizia locale preferiscono andare in servizio in abiti civili». L’uniforme, invece, «è utile per migliorare la percezione della sicurezza, pensiamo anche solo all’effetto della presenza fissa dei soldati», ha rimarcato la titolare del Viminale.

Roma, manca un documento, niente “divise” per 5.600 vigili urbani
 

 


IL “DRESS CODE”
Il dress code dei pizzardoni è un vecchio tema, nella Capitale. Il comandante attuale, Antonio Di Maggio, nominato dalla sindaca Virginia Raggi a metà marzo del 2018, appena approdato sulla tolda di comando della Municipale provò subito a mettere al bando i giubbini catarifrangenti, modello automobilista incidentato, indossati da molti caschi bianchi sopra le t-shirt o i maglioni. Sia per questione di forma - «dobbiamo riscoprire l’orgoglio della divisa», ha scritto nella lettera d’insediamento - sia per ragioni di efficacia. Perché vedere una divisa in strada può essere un ottimo «deterrente» per i malintenzionati, spiegava Di Maggio.
 
Peccato che, al solito, i sindacati si siano messi di mezzo. E negli ultimi due anni, più volte, abbiano spedito al Comando lettere di protesta a raffica, con le motivazioni più disparate, chi lamentando la scomodità degli armadietti per cambiarsi, chi rimarcando il fondamentale apporto degli «abiti civili» per inseguire gli ambulanti senza licenza. Qualche agente ha rivelato ai superiori, con un po’ d’imbarazzo, di non entrare più nelle vecchie divise per via dei chili di troppo. Anche nell’ultimo appalto delle divise, d’altronde, si parla di approvvigionamenti necessari per il «cambio taglie» dei sottoposti. 

I sindacati, al contrario, lamentano le forniture in ritardo: «Gli agenti neo-assunti, spesso devono aspettare parecchio prima di poter infilare giacca e pantaloni d’ordinanza», dice Mauro Cordova dell’Arvu (Associazione romana vigili urbani). Ma in realtà, basta andare in giro per le strade della Capitale, per vedere agenti piuttosto attempati (l’età media del Corpo scavalla i 52 anni) indossare blue-jeans e pullover girocollo. Anche quando non sembrano impegnati in delicate missioni in borghese.

IL «RISCHIO CRIMINALITÀ»
Lamorgese naturalmente ha toccato anche altri aspetti della Capitale e del Lazio, la regione dove il «rischio di criminalità percepito» è il più alto d’Italia. Il ministro ha parlato dei 36mila uomini delle forze di polizia presenti in città. Dei reati complessivamente in calo, con l’eccezione di alcuni municipi (dal Centro a Torbella, aumentano), ha ricordato le ultime disposizioni prese dal Comitato per l’ordine pubblico, che ha spacchettato la città in 20 distretti e rafforzato la visibilità di alcune periferie. Il ministro ha anche invitato i romani «a denunciare, per questione di senso civico».

Roma, ha detto, «è diventata la lavanderia dei soldi dell’estorsione, la criminalità organizzata ci ha messo piede, ma lo Stato c’è». Non bastano gli agenti, naturalmente. «L’amministrazione comunale dovrebbe fare delle periferie isolate luoghi di aggregazione culturale, serve anche questo, per la sicurezza urbana un ruolo centrale lo svolgono i sindaci, anche se governare Roma, mi rendo conto, è difficile». Poi, incalzata da alcuni presenti al tavolo, ha parlato dell’emergenza rifiuti: «Li vedo anch’io, vivo all’Eur, il problema c’è...».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA