Iran-Usa, diretta: razzi sulla zona verde a Baghdad dopo morte Soleimani. Sei feriti tra civili e militari. Trump: «Individuati 52 siti da attaccare»

Iran, diretta: Baghdad, due razzi sulla zona verde. Sfiorata l'ambasciata statunitense
Iran, diretta: Baghdad, due razzi sulla zona verde. Sfiorata l'ambasciata statunitense
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Sabato 4 Gennaio 2020, 12:52 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 13:23

BAGHDAD - «Morte all'America»: sono grida di vendetta quelle che si sono alzate da Baghdad durante i funerali di Qassem Soleimani, al quale hanno partecipato non solo migliaia di miliziani e comuni sostenitori delle forze sciite fedeli all'Iran, ma anche il primo ministro Adil Abdul-Mahdi e diversi deputati. Poche ore dopo, due attacchi simultanei hanno preso di mira gli americani: due razzi Katyusha hanno colpito la base di Balad, a nord della capitale, mentre due obici di mortaio si sono abbattuti sulla superprotetta Green Zone, che ospita diverse ambasciate, fra cui quella statunitense. 

Fonti dei canali di Al-Arabiya e Al-Hadath riferiscono che una prima esplosione a Baghdad è avvenuta nella piazza della Celebrazione nel mezzo della Green Zone a Baghdad, mentre una seconda si è verificata vicino all'hotel Babylon sul lato opposto dell'ambasciata americana. Un terzo missile è caduto fuori dalla Green Zone, ferendo tre civili. Tre i razzi sulla base aerea di Balad, che ospita le forze americane a nord della capitale. Secondo il comando della base sono rimasti feriti tre soldati iracheni.

«Ho parlato con il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif e ho sottolineato la necessità di ridurre le tensioni, esercitare la moderazione ed evitare un'ulteriore escalation». Lo scrive su Twitter l'Alto rappresentante dell'Ue Josep Borrell, secondo il quale nel colloquio si è anche discusso «dell'importanza di preservare l'accordo sul nucleare, che rimane cruciale per la sicurezza globale. Sono impegnato nel ruolo di coordinatore».

Se l'Iran colpisce americani o asset americani gli Usa colpiranno molto duramente l'Iran. E gli Stati Uniti hanno già individuato 52 siti iraniani che potranno essere attaccati molto rapidamente: è la minaccia twittata da Donald Trump, spiegando che il numero 52 corrisponde «agli ostaggi americani presi dall'Iran molti anni fa» nell'ambasciata Usa a Teheran. Il presidente americano spiega che molti di questi obiettivi sono di «livello molto elevato e importanti per l'Iran e per la cultura iraniana».


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Ma al di là delle affermazioni pubbliche, e degli attacchi di matrice sconosciuta in cui non sono per ora segnalate vittime, la Repubblica islamica dà l'impressione di soppesare attentamente le prossime mosse, per evitare errori di calcolo che potrebbero portare ad una guerra aperta. Visitando a Kerman, nel sud-est dell'Iran, la famiglia di Soleimani, il presidente Hassan Rohani ha assicurato alla figlia che «tutti» vogliono vendicare la morte di suo padre e ha promesso che gli Usa «pagheranno le conseguenze non solo oggi, ma anche negli anni a venire» per il blitz in cui giovedì sera hanno ucciso a Baghdad il capo della Forza Qods dei Pasdaran. 

L'Iran metterà in atto una vendetta contro gli americani per l'uccisione del generale Qassem Soleimani al punto che «metterà fine alla presenza degli Usa nella regione». Lo ha detto questa sera il comandante delle Guardie della rivoluzione, Hossein Salami, citato dall'agenzia Fars. Nel frattempo il capo del Centro per gli studi strategici dell'esercito, generale Ahmad Reza Purdastan, ha detto che gli Usa «hanno chiesto a 16 Paesi di mediare per indurre l'Iran a non compiere una rappresaglia».

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Il rappresentante iraniano presso l'Onu, Majid Takht Ravanchi, in una lettera al segretario generale Antonio Guterres ha scritto che il suo Paese reagirà con «un'azione militare all'azione militare» degli Stati Uniti, riservandosi di decidere «dove e quando». Ma allo stesso tempo l'Iran non respinge gli approcci diplomatici. Venerdì l'ambasciata svizzera a Teheran, che rappresenta gli interessi statunitensi, ha consegnato un messaggio degli americani alle autorità della Repubblica islamica, che hanno dato solo diverse ore dopo la loro risposta, maturata in seguito ad un'intensa giornata di consultazioni. 


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Il comandante aggiunto delle Guardie della rivoluzione, contrammiraglio Ali Fadavi, ha detto che gli Usa hanno chiesto all'Iran di contenere la rappresaglia - inevitabile se Teheran vuole salvare la faccia - in misura proporzionata rispetto al danno subito. Il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif non è entrato in dettagli, limitandosi a definire «ridicolo» il messaggio americano. 
 


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Sabato i contatti diplomatici sono continuati con un colloquio telefonico fra Zarif e il suo omologo russo Serghei Lavrov e con un incontro a Teheran con Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, ministro degli Esteri del Qatar, Paese che ha buoni rapporti sia con gli Usa sia con l'Iran. Intanto, mentre la Nato ha sospeso a scopo precauzionale le sue attività di addestramento in Iraq, Papa Francesco ha lanciato un accorato appello alla pace via Twitter: «Dobbiamo credere che l'altro ha il nostro stesso bisogno di pace. Non si ottiene la pace - ha affermato il Pontefice - se non la si spera. Chiediamo al Signore il dono della pace!». 


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La prima dura risposta iraniana agli Usa potrebbe essere politica e venire proprio da Baghdad, dove domenica è in programma una riunione del Parlamento che potrebbe votare per il ritiro dal Paese dei 5.200 militari Usa, una mossa che lascerebbe il campo libero a Teheran per rafforzare ulteriormente la presa sul Paese vicino. Il voto, inizialmente previsto per sabato, è stato rinviato proprio per permettere a molti deputati di partecipare alle esequie di Soleimani e degli altri nove uccisi - quattro iraniani e cinque iracheni - nel bombardamento americano. I pick-up bianchi con a bordo le bare sono poi entrati, scortati solo dai dignitari, nella Green Zone. 

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Successivamente il viaggio continuerà verso le città sante sciite di Karbala e Najaf per le ultime preghiere.
I resti di Soleimani saranno poi portati in Iran per l'ultima cerimonia funebre prima della sepoltura a Kerman. Un'altra contromisura di Teheran potrebbe essere nei prossimi giorni un nuovo passo nella riduzione dei propri impegni relativi all'accordo sul nucleare del 2015, da cui gli Usa sono usciti nel 2018. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, dopo una serie di colloqui telefonici nelle ultime ore, fra cui due con i suoi omologhi cinese e tedesco, ha fatto appello all'Iran perché si astenga da un simile passo.


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I timori dell'Osservatore Romano. «Clima incandescente dopo l'uccisione di Soleimani»: con questo titolo l'Osservatore Romano riferisce del raid ordinato dal presidente statunitense Donald Trump in Iraq che ha provocato la morte del generale iraniano Qassem Soleimani e alzato la già altissima soglia critica dei rapporti fra Usa e Iran. «Tutto il Medio Oriente è in ebollizione», osserva ancora il quotidiano vaticano, sottolineando che «sul piano internazionale, si moltiplicano gli appelli alla moderazione».

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