Ius culturae, Di Maio: «Oggi non è una priorità». Anche il Pd frena

Ius culturae, Di Maio: «Oggi non è una priorità». Anche il Pd frena
Ius culturae, Di Maio: «Oggi non è una priorità». Anche il Pd frena
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Domenica 29 Settembre 2019, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 22:44

Lo ius culturae «non è oggi una priorità». Lo afferma il ministro degli Esteri e capo politico del M5s Luigi Di Maio a 'Non è l'Arenà su La7, sottolineando che il governo ora ha altre priorità.

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Falsa partenza per lo ius culturae. Il riavvio dell'esame della legge sulla cittadinanza per i figli degli stranieri, previsto per giovedì in commissione alla Camera, sembrava annunciare un'accelerazione del governo giallorosso su una riforma che era stata messa in cantiere dai governi Pd e mai completata. Ma il tema è divisivo, Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono sulle barricate. E la legge già rallenta. Nel Pd la sottosegretaria ex renziana Alessia Morani apre il fronte dei dubbiosi. E dal M5s arriva una netta frenata: le priorità, dice l'ortodosso Giuseppe Brescia, sono «altre», il taglio dei parlamentari e il conflitto d'interessi.

Fine vita e cittadinanza ai bambini stranieri cresciuti in Italia sono due leggi che promettono di agitare non poco la maggioranza. Si toccano corde delicate sul piano politico, tanto quanto nell'affrontare i temi della sicurezza, come il governo dovrebbe fare con le modifiche ai decreti di Salvini. Rinviare è dunque anche un modo per sopire le tensioni ed evitare di creare nuove frizioni, nei mesi dedicati a una difficile legge di bilancio. Inoltre, l'idea prevalente nel M5s è non fornire facili assist all'ex alleato Salvini, evitare di gonfiare ancora le vele della sua propaganda anti immigrati. Non lo pensa solo Luigi Di Maio. Ma lo teorizza anche più d'uno nel Pd. E lo scrive su Facebook Alessia Morani, già renziana e oggi dirigente di Base riformista, l'area di Lotti e Guerini.

La sottosegretaria, convinta di «interpretare il 'sentiment' della maggioranza dei sostenitori del nuovo governo», afferma che sarebbe «un errore» varare subito la legge: «Il principio è sacrosanto ma ora non sarebbe compresa, perché sono in circolo le tossine di razzismo inoculate da Salvini». La proposta? «Aspettiamo giugno 2020», afferma. Che si debba fare con calma lo pensa anche Brescia, esponente dell'ala più a sinistra del M5s e vicino a Roberto Fico. Giovedì ripartirà l'esame delle proposte di legge già depositate nella commissione Affari costituzionali di cui è presidente Brescia, che è anche relatore. Ma all'ordine del giorno dei lavori della commissione c'è anche un decreto da convertire sulla cybersecurity.

E per il M5s, spiega il deputato, vengono prima taglio dei parlamentari e conflitto d'interessi. Il tema è molto sentito («ho ricevuto tante lettere in queste ore», racconta Brescia) ma non si può avere fretta: prima bisogna acquisire eventuali nuove proposte di legge e fare un ciclo approfondito di audizioni. Dunque, spiega Brescia, «siamo lontani dall'avere un testo base». E se arriverà una proposta M5s, sottolinea, dovrà passare «dalla consultazione degli iscritti a Rousseau». L'idea, che piace a Italia viva e larga parte del Pd, è dare la cittadinanza ai figli di immigrati che abbiano fatto gli studi in Italia: se basti aver completato un solo ciclo o si debbano avere genitori risiedenti da almeno cinque o dieci anni in Italia, è da stabilire.

Ma già Giorgia Meloni annuncia per giovedì l'avvio di una raccolta firme per bloccare subito lo «scempio» della proposta di legge Boldrini depositata in commissione. E Salvini denuncia la volontà di trasformare il nostro Paese nel «campo profughi d'Europa». Da sinistra c'è un fronte ampio che però spinge per non curarsene ed accelerare. Per una legge che superi «l'oscurantismo di Salvini» si spende Giuliano Pisapia. Il capogruppo di Leu Federico Fornaro auspica la convergenza di tutti i gruppi. E Matteo Orfini insiste: «Il momento per superare una atroce discriminazione è adesso, senza paura».

 

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