Conto da 430 euro a Roma: bollino anti-frode per bar e ristoranti

Conto da 430 euro a Roma: bollino anti-frode per bar e ristoranti
di Camilla Mozzetti
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Domenica 29 Settembre 2019, 01:14 - Ultimo aggiornamento: 08:43

Prove tecniche “anti-truffa”: la qualità ma soprattutto la serietà di un bar, un ristorante o un bistrot, si leggeranno su un “bollino” che porterà impresso il simbolo di Roma Capitale. 

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Dopo l’ennesimo episodio in cui due turiste straniere hanno pagato profumatamente un conto in un ristorante della Città eterna, a due passi da Castel Sant’Angelo, il Campidoglio prova a mettere in piedi un possibile deterrente per chi – trovandosi di fronte due o più stranieri – fa il furbetto gonfiando lo scontrino. Perché se non è così semplice redimere i disonesti quantomeno – è l’analisi che nelle ultime ore è stata fatta nelle stanze dell’assessorato al Commercio del Comune – si può certificare la correttezza di un’attività. A onor del vero l’idea non è nuovissima. Già a molti negozi è riconosciuto il valore e la storicità attraverso un marchio che viene esposto sulle vetrine. Ma ora si passa – almeno negli intenti – anche ai ristoranti.

Da archiviare i riconoscimenti delle grandi guide, ad esempio, del settore eno-gastronomico. A metterci la faccia sarà il Campidoglio e non sarà più solo il nome del grande chef a garantire che in un determinato locale il rapporto qualità-prezzo è corretto. 
 



LA QUALITÀ
Anche il groviglio dei piccoli ristorantini turistici che invadono il Centro potrebbe essere schedato al fine di tutelare l’utenza, in particolar modo, quella straniera. Ad annunciarlo, l’assessore alle Attività produttive Carlo Cafarotti: «All’interno di “FutuRoma”, il piano lanciato a giugno per migliorare il turismo, abbiamo creato un tavolo ad hoc per l’accoglienza e dal prossimo giovedì fino al 13 novembre discuteremo tutta una serie di ipotesi per tutelare i turisti anche quando siedono a tavola, pensando di creare un marchio di qualità per i locali di somministrazione con il bollino di Roma Capitale». 

Prematuro dire in che modo e soprattutto da chi verranno esaminati i ristoranti e quali i criteri per ottenere questo riconoscimento. Di certo, verranno analizzati i menù e raffrontati poi ai prezzi di mercato dei prodotti, saranno ispezionati gli alimenti e verificate tutte le posizioni amministrative (compresi i certificati igienico-sanitari). Ma non sarà premura solo dell’amministrazione comunale imprimere un controllo maggiore. 

PREZZI CHIARI E VISIBILI
Novità sul fronte degli obblighi per chi gestisce un ristorante o un bar anche dalla Regione Lazio che a breve – manca solo il passaggio in aula – licenzierà il nuovo Testo unico sul commercio. Nello specifico, tra i tanti articoli della norma, c’è quello relativo alla “pubblicità dei prezzi” che dovrà essere onorata tanto da chi ha un negozio di abbigliamento tanto da coloro che gestiscono un bistrot. I prezzi dovranno essere esposti oltre che sul menù anche in apposite tabelle all’interno e all’esterno del locale.

Ma soprattutto – come si legge al comma 2 dell’articolo 75 – «Nella somministrazione con formula a prezzo fisso è vietata l’applicazione di costi aggiuntivi per il servizio; il numero e il tipo di portate e di bevande devono comunque essere singolarmente specificati con il relativo costo per ciascuna di esse in modo tale da rendere il consumatore consapevole di eventuali costi aggiuntivi». Non solo. La Regione impone anche di vietare nelle «somministrazioni i costi aggiuntivi per il coperto». Questo il quadro delineato dagli enti territoriali. Poi c’è la scaltrezza dei consumatori stessi.

«Tra i tanti consigli per difendersi dalle truffe – suggerisce Rosario Trefiletti, presidente di Centro consumatori Italia – mi sento di ricordare di far attenzione alla bottiglia d’olio in tavola e vedere se è munita del tappo “antirabbocco”, così come è bene diffidare sempre dalle bevande o dai vini che vengono serviti già aperti».

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