Governo, totoministri: battaglia sui tecnici nei posti chiave. Sfida tra le donne M5S

Governo, totoministri: battaglia sui tecnici nei posti chiave. Sfida tra le donne M5S
Governo, totoministri: battaglia sui tecnici nei posti chiave. Sfida tra le donne M5S
di Mauro Evangelisti
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Sabato 31 Agosto 2019, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 11:31

Chi si aspettava, a partire dal Pd, un massiccio ricambio dei ministri 5 Stelle nel nuovo governo giallorosso, rischia di restare deluso. Sempre tenendo conto che le turbolenze sulla costruzione dell’alleanza sono ancora in corso e che del domani non v’è certezza, si delinea una serie di riconferme rispetto alla formazione schierata con la Lega: il presidente del consiglio, ovviamente, sarà sempre Giuseppe Conte; Luigi Di Maio resterà, anche se non è ancora stato sciolto il nodo del ruolo di vicepremier e del Dicastero (Difesa o Sviluppo economico); Sergio Costa sembra intoccabile al Ministero dell’Ambiente, così come la leccese Barbara Lezzi al Sud che ha dalla sua il rapporto solido con Conte (sono entrambi pugliesi).

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Anche Alfonso Bonafede sembra confermato alla Giustizia, mentre l’altro fedelissimo di Di Maio, Riccardo Fraccaro, è in corsa per il bis a Riforme e Rapporti con il Parlamento. Non solo: il tema delle quote rosa sta in qualche modo influenzando la sfida tra le minestre penstastellate uscenti. Più in difficoltà Elisabetta Trenta (come detto per la Difesa si parla sempre di Di Maio, ma anche del dem Rosato), in risalita le quotazioni di Giulia Grillo. In sintesi: se il Ministero della Salute andrà ai 5 Stelle, la Grillo non svuoterà i cassetti; in caso contrario, l’alternativa più solida è quella di Vasco Errani, bersaniano in quota Leu. Lo favorisce l’esperienza di governatore dell’Emilia-Romagna, che lo potrebbe anche aiutare anche per un altro ministero, quello agli Affari regionali.



LA ROSA
Resta un dato, che in fondo sembra riflettere il contenuto di un post di qualche giorno fa di Beppe Grillo: sarà folta la presenza dei tecnici, pur all’interno di un governo politico, anche se questa svolta sta creando tensioni (Buffagni, M5S: «Serve un governo politico che premi la meritocrazia e competenza»). Per l’Economia girano vari nomi: Marco Buti (direttore generale per gli Affari economici della commissione Ue), Salvatore Rossi (già direttore generale di Bankitalia), Daniele Franco (già ragioniere dello Stato), l’economista Lucrezia Reichlin e Dario Scannapieco (vicepresidente della Banca europea per gli investimenti). Al Mef, però, sta guadagnando consensi la candidatura di Roberto Gualtieri, uno dei nomi che in questi giorni sta circolando con più frequenza e su diverse caselle: parlamentare europeo del Pd dove si è costruito una rete importante di relazioni, presidente della Commissione bilancio al Parlamento Ue, in realtà non è un economista, ma docente di Storia contemporanea alla Sapienza. Per lui, ci sono sempre le alternative del Ministero degli Esteri (per la Farnesina si parla anche di Amendola o Franceschini) o del ruolo di commissario europeo nominato dall’Italia.

Un altro Ministero in cui viene data per molto probabile l’indicazione di un tecnico è quello dell’Interno. In questo caso sono già stati avanzati vari nomi, dal capo della Polizia Franco Gabrielli ad Alessandro Pansa, ma c’è chi assicura che in realtà la scelta definitiva non è ancora stata fatta. Comunque l’indicazione spetterà al Pd, anche se il Viminale (così come l’Economia) è uno dei dicasteri su cui l’attenzione del Quirinale è molto alta.

Per la Pubblica istruzione ancora diversi i nomi in pista: Gianni Cuperlo del Pd, il sottosegretario grillino Salvatore Giuliano o, in alternativa, Lorenzo Fioramonti, viceministro in carica sempre M5S. Dalla Regione Lazio Zingaretti, potrebbe indicare due assessori: Gian Paolo Manzella (Rapporti con l’Europa), e Lorenza Bonaccorsi, magari come sottosegretario. Ma c’è un’altra ipotesi: attualmente ministero dell’Agricoltura e del Turismo sono unificati, se saranno divisi, allora c’è chi nota il ruolo attuale della Bonaccorsi: assessore al Turismo. Per le pari opportunità c’è l’opzione Cirinnà. Per la cultura ci potrebbe essere il ritorno di Franceschini o l’indicazione della dem renziana Anna Ascani. Pronti per i dem anche Quartapelle, Nannicini e Guerini, per i 5 Stelle D’Uva, Patuanelli, Morra e la Castelli. Sintesi: è tutto ancora molto confuso.

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