«Pugni e sorrisi» ecco some ricordo mio padre Bud Spencer: il figlio Giuseppe Pedersoli a due anni dalla scomparsa dell'attore

«Pugni e sorrisi» ecco some ricordo mio padre Bud Spencer: il figlio Giuseppe Pedersoli a due anni dalla scomparsa dell'attore
«Pugni e sorrisi» ecco some ricordo mio padre Bud Spencer: il figlio Giuseppe Pedersoli a due anni dalla scomparsa dell'attore
di Paolo Travisi
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Mercoledì 27 Giugno 2018, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 09:19

Campione di nuoto prestato al cinema, dove ha debuttato a 38 anni. E fu subito successo. Con Trinità, insieme a Terence Hill, raggiunse una popolarità che ha sfondato i confini italiani. A due anni dalla scomparsa, il figlio, Giuseppe Pedersoli, ricorda chi era Bud Spencer.
 

 

Un film o un personaggio a cui suo padre era più legato?
«Come personaggio, Piedone, perché usava la sua voce, fu girato in italiano per dare più veridicità al personaggio napoletano. Tra i film, Più forte ragazzi, perché fece nascere in lui la passione per il volo, e divenne pilota. 

Dal nuoto al cinema, quasi per caso?
«Il cinema è stato un caso fortunato, per questo ha vissuto un successo lungo 40 anni come un privilegio, senza la frustrazione della fine. Non ha sofferto per il decadimento, perché lo sport gli ha insegnato che ci sono vittorie e sconfitte». 

Suo padre aveva tante altre passioni?
«Era molto curioso e con una mente giovane. La musica era una grande passione, ma il suo rammarico era di non averla studiata. Con la chitarra andava alle feste con gli amici, una volta suonò, per caso, insieme a un giovane Modugno».

Con Terence Hill un’amicizia vera. Un aneddoto?
«Ho prodotto il loro ultimo film di coppia, Botte di Natale, Terence era anche il regista e ho visto mio padre fidarsi di lui completamente». 

Bud Spencer è molto amato all’estero. Crede che il nostro paese lo abbia valorizzato abbastanza?
«In Italia negli anni ‘70, il western scanzonato non era molto apprezzato dai critici. Col tempo invece, si sono accorti che, oltre l’apparente leggerezza, c’erano contenuti importanti, contro il razzismo, la droga, la violenza. Inoltre a settembre al Pan di Napoli ci sarà una mostra interattiva, che poi farà tappa in altre città». 

Aveva rimpianti professionali?
«Non credo. Ha ricevuto offerte anche da Fellini e Ferreri, ma era lui stesso a scegliere o rifiutare, perché non si riteneva un attore, non avendo fatto gavetta».

Il rapporto con la popolarità?
«Ne era sorpreso, mio padre era se stesso, sia nei film che nella vita». 

La filosofia di vita di suo padre?
«Dei problemi piccoli te ne devi fregare, l’obiettivo nella vita è andare avanti nella ricerca della felicità».

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