Versa 7.600 euro ma a causa di due
zeri in più inseriti per errore si ritrova
evasore. L'odissea di una donna

La distinta con l'errore
La distinta con l'errore
di Marina Mingarelli
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Giovedì 16 Marzo 2017, 13:53 - Ultimo aggiornamento: 19:38
Versa 7.600 euro sul suo conto e si ritrova sul banco degli imputati per una maxi evasione fiscale.
La storia che ha trascinato alla sbarra Bruna Iafrate (nata a Isola Liri, ma residente a Chiaiamari) una casalinga di 38 anni risale al 2006 quando la donna si era recata nell’ufficio postale di Chiaiamari, una frazione di Monte San Giovanni Campano, per effettuare il versamento di 7.600 euro. Quel denaro le era stato regalato da una sua parente e lei si era subito affrettata a fare il versamento sul suo conto. Fin qui nulla di strano. I guai per la signora sono iniziati quando l’impiegato che stava effettuando l’operazione, invece di 7.600 euro aveva registrato sul suo conto il versamento di ben 760 mila euro. In pratica, inavvertitamente, ha battuto due 0 in più. La donna, che si era subito accorta dell’errore, l’aveva fatto presente al dipendente delle Poste che aveva immediatamente rettificato la cifra sul conto. Ma per farlo, ha dovuto inserire un prelievo di 760 mila euro, in modo da azzerare l’operazione precedente.
I GUAI INIZIANO NEL 2012
I guai iniziano nel 2012 quando l’Agenzia delle Entrate (notando quel versamento di 760 mila euro) avvia i primi accertamenti dai quali era emerso che la casalinga non aveva rispettato la normativa riguardante la legge sul riciclaggio, e, dunque, risultava un evasore fiscale. A seguito di tali fatti c’era stata la segnalazione in Procura ed il successivo rinvio a giudizio.
«Perché- si legge nel decreto- al fine di evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto, ometteva di presentare pur essendo obbligata, la dichiarazione dei redditi annuale per l’anno 2006 con Irpef evasa pari a 158.200 euro».
Insomma, quell’errore le aveva sconvolto la vita ed anche il suo sistema nervoso. La signora, dopo quella tegola che le era caduta addosso, era dovuta ricorrere addirittura alle cure di specialisti. Equitalia, nonostante le lettere inviate dai suoi legali, gli avvocati Roberto Filardi e Annamaria Buttarazzi, nelle quali si evidenziava che si era trattato soltanto di un errore macroscopico, aveva continuato ad inviare cartelle esattoriali riferite all’Irpef per un totale di 158.200 euro.
IL GIORNO DEL RISCATTO
Ieri mattina, per la sventurata casalinga, è stato il giorno del riscatto. Il giudice, dopo aver raccolto elementi ed ascoltato numerose testimonianze, ha accolto la tesi difensiva dei legali Filardi e Buttarazzi ed ha assolto la signora con formula piena.
Per la cronaca va detto che il reato, dato che si riferiva al 2006, poteva cadere in prescrizione. Ma i legali hanno voluto andare fino in fondo proprio perché puntavano a far assolvere la loro assistita nel merito con la formula piena. Soltanto in questo modo avrebbero potuto chiedere un risarcimento danni all’Ente Poste ed all’Ufficio delle Entrate. I legali della trentottenne hanno già preannunciato che chiederanno un risarcimento danni di un milione e mezzo di euro. Ma questa volta, a pagare, sarà chi, ottusamente, non ha verificato quel banalissimo errore.
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