Il presidente della Fifa, però, con la sua vocina fastidiosa, si siede al tavolo da doppio giochista. Lo fa da sempre, tanto le carte le porta lui: «Sono favorevole all'introduzione di tecnologie video sulla linea di porta, ma solo a patto che il dispositivo tecnico sia accurato e non complicato: di semplici per ora non ce ne sono». Un giorno ci spiegherà che cosa sta a significare questa frase. Perché il dispositivo deve solo funzionare. E aiutare arbitri che, scelti dagli uomini di Blatter (non va dimenticato), non sembrano all'altezza.
Meglio nascondere certi orrori, a grandi e piccini che sono allo stadio. Rosetti avrebbe voluto farsi aiutare dalle immagini. Ha alzato lo sguardo verso lo schermo e l'argentino Heinze gli ha chiesto che cosa stava facendo. Ma l'arbitro tornese si è ricordato degli ordini del colonnello Sepp: chiudere gli occhi, certi film fanno male al calcio. La finale l'ha persa, come l'urguaiano Larrionda, accompagnato fuori dal mondiale dall'assistente Espinosa. Rosetti paga per aver dato retta a Blatter che si arrabbiò, un anno fa, quando l'inglese Webb, nella gara Brasile-Egitto della Confederations Cup, non vide un fallo di mano nell'area egiziana, condendo l'angolo. Il quarto uomo lo avvertì e Webb, dopo quasi un minuto, assegnò il rigore (e tirò fuori pure il cartellino rosso).
La Fifa s'infuriò. Webb, però, è il primo candidato per la finalissima dell'11 luglio al Soccer City, favorito dall'uscita di scena, tra fischi e fiaschi, di Larrionda e Rosetti. Il 22 maggio, a Madrid, ha diretto la finale Champions e potrebbe fare l'enplein. I rivali: lo svizzero Busacca, pupillo di Blatter, e il messicano Archundia. Per i guardalinee in crisi, oggi test-fuorigioco, in tutti i sensi, per i giornalisti che proveranno ad alzare la bandierina al posto degli assistenti degli arbitri, al quartier generale dei direttori di gara, a pochi chilometri da Pretoria. Operazione simpatia o ricambio in corsa? Noi ci saremo, a sventolar bandiera gialla. E non bianca.