Ilva, mandato d'arresto per Fabio Riva:
truffa allo Stato cento milioni di euro

Ilva, mandato d'arresto per Fabio Riva: truffa allo Stato cento milioni di euro
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Mercoledì 22 Gennaio 2014, 10:29 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 10:50
Torna d'attualit il caso Ilva. E' stato emesso un mandato d'arresto, nell'ambito di una inchiesta della procura di Milano, per Fabio Riva, già coinvolto nell'inchiesta della Procura di Taranto sull'Ilva. Fabio Riva si trova in Inghilterra.



A Fabio Riva, figlio di Emilio, patron dell'Ilva di Taranto, viene contestata una truffa aggravata ai danni dello Stato per cento milioni di euro, realizzata attraverso la creazione di una società ad hoc per ottenere contributi pubblici. Per Riva, accusato anche di associazione per delinquere, è stato emesso un mandato d'arresto europeo, dal momento che è residente a Londra. Altre due persone, invece, sono state arrestate: un dirigente della Riva Fire e un professionista. Indagata anche la società Riva Fire.



L'inchiesta. Secondo le indagini della Procura di Milano, i dirigenti del Gruppo Ilva, tra cui Fabio Riva, avrebbero creato una società ad hoc con sede in Svizzera, l'Ilva Sa, per aggirare la normativa (la "legge Ossola") sull'erogazione di contributi pubblici per le grandi aziende che esportano all'estero.

In sostanza, la normativa prevede che le aziende che hanno commesse estere e però ricevano i pagamenti dall'estero in modalità dilazionata nel tempo, possano ricevere stanziamenti a fondo perduto da una società, la Simest, controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti.



L'Ilva, però, non avrebbe potuto avere queste erogazioni, secondo l'accusa, perché riceveva pagamenti in seguito alle commesse estere con dilazioni a non più di 90 giorni. E così, sempre secondo le indagini, sarebbe stata costituita la società svizzera che prendeva le commesse all'estero e poi si interfacciava con l'Ilva spa. A quel punto, i pagamenti dalla società svizzera all'Ilva venivano dilazionati nel tempo in modo da poter rientrare nella normativa sulle erogazioni pubbliche. I pm avrebbero accertato una truffa da 100 milioni di euro a partire dal 2007.



È la terza tranche di una più ampia inchiesta della Procura di Milano, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano, sul gruppo Ilva. Lo scorso maggio, la prima tranche dell'indagine aveva portato al sequestro di 1,9 miliardi di euro per i reati di truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni. I pm, infatti, hanno ipotizzato che il patron Emilio e il fratello Adriano Riva assieme ad alcuni professionisti abbiano sottratto soldi alle casse dell'Ilva, nascondendoli in paradisi fiscali e facendoli poi rientrare in Italia attraverso lo scudo fiscale. La Procura di Milano, inoltre, sta indagando sui rapporti tra la holding Rive Fire di Emilio Riva e la controllata Ilva con l'ipotesi di appropriazione indebita ai danni dei soci di minoranza del colosso siderurgico.
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