La carica degli ultracentenari, storie e segreti dell'elisir ciociaro

La carica degli ultracentenari, storie e segreti dell'elisir ciociaro
di Pierfederico Pernarella
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Venerdì 7 Gennaio 2022, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 14:23

L'anno scorso avrebbe compiuto cento anni uno dei ciociari più illustri: l'attore Nino Manfredi, nato il 22 marzo 1921 a Castro dei Volsci. Tanti conterranei dell'artista, nati nello stesso anno, sono riusciti a raggiungere ma anche ad oltrepassare quel traguardo: un secolo di vita. Non pochi per la verità. La provincia di Frosinone, tra le altre del Lazio, esclusa Roma, è quella che conta il numero più alto di centenari: 158. Un numero che appare persino miracoloso in questi ultimi due anni segnati dalla pandemia.

«È come una guerra», è stato spesso azzardato nei momenti in cui il Covid si è manifestato nel modo più drammatico, ma vallo a raccontare a chi la guerra l'ha vissuta veramente: bombardamenti, deportazioni, marocchinate, fame, morte ovunque.

Magari chiediamolo pure a chi di guerre, e pandemie, ne ha vissute addirittura due.

L'addio alla donna più longeva del Lazio

Come la signora Anna Noce, di Torrice, deceduta qualche giorno fa dopo aver spento, il 22 novembre scorso, 110 candeline insieme alla figlia di 91 anni. Era la donna più anziana del Lazio: sette figlie, una ventina di anni vissuta da emigrante in Canada, a quattro anni già portava le pecore al pascolo con il nonno. «Ho fatto due guerre mondiali, andrà tutto bene», aveva assicurato la nonnina in pieno lockdown.

Poi è andata così e così, ma lei aveva tutto il diritto di crederlo e farcelo credere. Gli anziani, nella fase più critica della pandemia, sono stati il bersaglio più vulnerabile del virus. Poi, per fortuna, è partita la campagna vaccinale. Gli ultranovantenni non se lo sono fatti dire due volte. Anzi qualcuno ha pensato di mettersi anche avanti. Come il signore Natale Veronesi, 101 anni, di Boville, che voleva prenotare i richiami per i prossimi 4 anni. Una maga, durante la guerra, gli aveva letto la mano predicendo che avrebbe vissuto fino a 105 anni. La fattucchiera non poteva saperlo, ma s'intendeva anche di statistica.

Le previsioni demografiche

Secondo le previsioni dell'Istat in provincia di Frosinone nel 2030 la popolazione con più di 95 anni supererà i 2mila abitanti, circa 600 in più rispetto ai 1416 di oggi. La speranza di vita si allunga grazie al miglioramento della qualità della vita e dell'assistenza sanitaria che con le nuove tecnologie, ad esempio la telemedicina, consente di accudire a distanza anche a chi, come gli ultranovantenni e i centenari, ha limitate possibilità e capacità di spostamento.

Il segreto delle donne

Oltre ai progressi della scienza, dietro una vita che sfida le avversità del tempo resta sempre quella quota di imponderabile, il cosiddetto segreto della longevità, che sfugge ogniqualvolta sembra essere svelato. Anche se nonna Ginevra Zuffranieri, di Fontana Liri, 104 anni il prossimo maggio, scampata a un focolaio di Covid nel pieno della pandemia mentre era ricoverata per una rottura di femore, la fa più semplice di quanto si creda: «Non mi sono mai sposata e non ho mai dovuto sopportare un uomo accanto, nonostante i molti pretendenti che mi hanno fatto la corte. Ne ho viste di cotte e di crude, sono sfuggita ai bombardamenti e ai marocchini, ho tenuto lontano da me ogni rompiballe, ho superato malattie ed epidemie». Se tenere alla larga rompiballe, come suggerisce nonna Ginevra, può essere ritenuto per acclamazione un elisir di lunga vita di sicuro effetto, la statistica non mente. La longevità è donna. In provincia di Frosinone, dei 158 ultracentenari, 123 appartengono al gentil sesso. Insomma, maschietti, non c'è storia.

Una questione di famiglia

Così come spesso il segreto va rintracciato nella storia familiare, nella genetica. Della signora di Torrice che ha festeggiato 110 anni insieme alla figlia 91enne si è detto. Da Isola Liri invece è arrivata la storia delle sorelle Rosa e Assunta Paesani. Assunta è morta nel 2016 all'età di 108 anni, la sorella Rosa quest'anno ha raggiunto un secolo di primavere. Scienza e genetica a parte, sono le storie di questi monumenti di vita viventi che dovremmo interrogare.

In alcuni Comuni, come Coreno Ausonio per citare l'ultimo caso, i centenari vengono nominati sindaci per un giorno. Bella iniziativa, ma basterebbe anche limitarsi ad ascoltare i loro racconti di vita, perché il tempo insegna a prendersi cura delle cose, come faceva Bernardo Mattei, 100 anni l'anno scorso, l'ultimo capostazione di Isola Liri: «Non esisteva Natale, Pasqua, altre festività hanno raccontato le figlie papà viveva solo per la stazione. Nel 1976 il presidente della Repubblica Giovanni Leone lo insignì del titolo di cavaliere del lavoro e ogni anno vinceva i premi per i giardini più belli all'interno delle stazioni. Lui ci teneva molto, erano sempre in ordine e pieni di fiori».
 

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