Scritte contro i giudici dopo la sentenza Mollicone, s'indaga per trovare gli autori

Scritte contro i giudici dopo la sentenza Mollicone, s'indaga per trovare gli autori
di Vincenzo Caramadre
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Martedì 19 Luglio 2022, 07:12

Il clima dopo la sentenza di assoluzione dei cinque imputati nel processo per l'omicidio di Serena Mollicone continua ad essere rovente. Sui social c'è stata e continua ad esserci un'esplosione di commenti e post contro la decisione della corte d'assise. Indignazione generale e gogna per la famiglia Mottola. In poche ore c'è stato chi è passato dalla piazza virtuale a quella reale e, sabato notte, ha affisso uno striscione in piazza Labriola a Cassino, proprio di fronte al palazzo di giustizia, contro il tribunale.

Bersaglio, citando in parte il canto terzo dell'Inferno di Dante, i giudici del tribunale e l'intero sistema giustizia cassinate.

Il lenzuolo bianco con la scritta di colore nero, naturalmente non è passata inosservato. Qualcuno ha scattato una foto ed è rimpallata sui social, dopo qualche ora, con l'intervento dei carabinieri della compagnia della Città Martire, c'è stata la rimozione e la comunicazione in procura.

Ora s'indaga su chi ha affisso lo striscione, per questo gli uomini del capitano Giuseppe Scolaro hanno chiesto l'acquisizione delle immagini del circuito di videosorveglianza che c'è in piazza Labriola, per dare un nome e un volto all'autore del gesto. Acquisiti anche i tanti manifestini affissi all'ingresso del tribunale nel pomeriggio di venerdì, mentre i giudici (due togati e sei popolari) erano in camera di consiglio.

Sempre nella stessa piazza pochi minuti dopo la sentenza di assoluzione per Franco, Marco, Annamaria Mottola, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, venerdì sera, era esplosa la rabbia di circa duecento persone. Bersaglio, in questo caso, la famiglia Mottola, i difensori e alcuni consulenti.
Anche su questo aspetto dovrà essere fatta luce, con ogni probabilità, dopo la denuncia annunciata dal portavoce della difesa Mottola, il criminologo Carmelo Lavorino. Polizia e carabinieri con non poca fatica erano riusciti a tenere a bada la folla e a mettere al sicuro i legali e i consulenti in un bar del centro.


Domenica scorsa, invece, l'avvocato Mauro Marsella ha pubblicamente denunciato di essere stato minacciato di morte: «Qualcuno ci ha promesso di farcela pagare». Il legale nel processo ha assistito Annamaria Mottola, ma lui il caso Mollicone lo conosce sin dall'adolescenza perché l'avvocato Silvana Cristoforo, sua madre, era nel pool difensivo che fece assolvere il carrozziere di Arce, Carmine Belli.

LA SOLIDARIETà DEI COLLEGHI 

All'avvocato Marsella nella giornata di ieri è giunta la solidarietà di tanti colleghi e del presidente dalla camera penale di Cassino Pasquale Improta, il quale, al pari del legale storico della famiglia Mollicone, l'avvocato Dario De Santis, ha invitato tutti ad attendere le motivazioni prima di esternare giudizi di merito sulla sentenza. «Si leggano le motivazioni della sentenza e poi ognuno potrà confrontarsi con le ragioni dell'assoluzione», ha spiegato. «E comunque -ha aggiunto - la sentenza di primo grado, laddove impugnata, dovrà reggere il vaglio della Corte di Appello.
Io credo che Serena e Guglielmo meritino di più di un derby tra forcaioli e garantisti che scambiano il Tribunale per un'arena.

Tutti noi siamo desiderosi di sapere chi si è macchiato di un delitto così atroce che ha privato della vita una ragazza nel fiore dei suoi anni e che ha devastato un padre coraggioso e invitto che ha lottato sino all'ultimo respiro. Ma la vittoria - ha concluso - deve essere pura, limpida non oscurata dalla limacciosa ombra del dubbio: non c'è giustizia nel ricercare un colpevole, c'è Giustizia nel trovare il colpevole». Anche il consiglio dell'ordine degli avvocati di Cassino nella giornata di ieri si è riunito per la deliberazione di un documento di solidarietà nei confronti del collega finito al centro delle minacce.
Vincenzo Caramadre
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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