Assalto al portavalori, inferno sull'A1 tra esplosioni e colpi di kalashnikov: in fumo un colpo da oltre due milioni, quattro arresti

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Quattro persone sono state arrestate per l'assalto a un furgone portavalori avvenuto il 14 giugno sull'A1, nei pressi dell'uscita di Modena Sud. Ci furono spari, esplosioni, auto incendiate e chiodi furono lanciati sulla carreggiata. Il portavalori venne prima affiancato da un'auto con a bordo alcune persone travisate e armate di kalashnikov. Furono sparati colpi che provocarono l'urto del mezzo contro il guardrail e il new jersey. 

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Obiettivo: due milioni e mezzo. Erano in possesso di un'ambulanza con targa clonata, fra i veicoli utilizzati per la fuga, e dallo scorso febbraio avevano preso in affitto un capannone a Castelnuovo Rangone, in provincia di Modena, utilizzato come base logistica per custodire i mezzi rubati utilizzati per l'assalto sull'Autosole. Sono alcuni degli elementi che emergono in merito alle indagini sul commando che lo scorso 14 giugno ha tentato, senza riuscirci, di rapinare un furgone portavalori, con all'interno due milioni e mezzo in contanti, all'altezza del casello di Modena Sud.

Azione di guerra. A seguito delle indagini delle squadre mobili di Modena e Foggia, quattro uomini, tre originari di Cerignola (già condannati in via definitiva per rapina aggravata) e uno di Foggia (residente a Verona e ai domiciliari per una tentata rapina), sono finiti in carcere. Secondo le indagini il commando avrebbe seguito il portavalori direttamente dal momento in cui ha lasciato l'azienda per dirigersi verso l'autostrada. Durante l'assalto, scattato alle 20, i banditi (una quindicina in tutto) hanno utilizzato quattro vetture rubate poi date alle fiamme, kalashnikov, due ordigni, bande chiodate. L'assalto aveva provocato il blocco di entrambe le carreggiate della A1 per cinque chilometri, con interruzione della viabilità dalle 20 alle 4 e causando code in entrambe le direzioni per dieci chilometri. Fondamentali nelle indagini coordinate dalle procura di Modena le intercettazioni e le impronte digitali di uno degli indagati rinvenute all'interno del capannone a Castelnuovo Rangone.

Bonaccini. A seguito degli arresti, a complimentarsi con le forze dell'ordine e con la magistratura è stato il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini: «Un'operazione importante, di grande perizia e qualità investigativa, che chiude una vicenda che così tanto ha scosso il nostro territorio».