Centinaia in piazza per la messa del Venerdì Santo: la Procura apre un'inchiesta. Il sindaco: «Chiedo scusa»

Foto Facebook Alessandro Piemontese
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Sabato 11 Aprile 2020, 12:04 - Ultimo aggiornamento: 12:15
Centinaia di persone riunite per celebrare la messa del Venerdì Santo. Violando ogni divieto contenuto nel decreto "Io resto a casa" con il quale il Governo ha voluto contenere il contagio da coronavirus. E' accaduto ieri a San Marco in Lamis, poco meno di 50 chilometri da Foggia, davanti alla chiesa dell'Addolorata. I fedeli, dotati di mascherine e a distanza di sicurezza, si sono ritrovati con il sindaco Michele Merla e il parroco del paese, noncuranti del divieto di manifestazioni pubbliche e assembramenti. A San Marco in Lamis, peraltro, fu segnalato il primo focolaio di Puglia: dieci persone furono contagiate dal Covid-19 dopo un funerale che, secondo le autorità, non avrebbe dovuto essere autorizzato.



La Procura di Foggia ha aperto una inchiesta su San Marco in Lamis. Le forze dell’ordine acquisiranno i video della celebrazione religiosa per comprendere l'accaduto. Nella notte, poi, Merla si è scusato: «In merito a quanto successo stasera nella mia città mi assumo la colpa di non aver avuto il coraggio di dire a don Matteo di interrompere il momento di preghiera. Non me la sono sentita, ma mi rendo conto, col senno di poi, di aver sbagliato. Ma avrei voluto interromperlo. Questa è la mia colpa e me la prendo. Scusate tutti».

Merla ha precisato di aver accolto l'invito di don Matteo Ferro specificando come non avrebbero dovuto esserci presenti i fedeli. «Poi, quando abbiamo iniziato a pregare, le persone che abitavano in zona sono scese in strada. Lo hanno fatto in maniera composta, anche rispettando, in un certo qual modo, le distanze di sicurezza. A quel punto avrei dovuto interrompere il rito religioso ma non l’ho fatto, e mi assumo le responsabilità.
Già nella serata di ieri - ammette il sindaco - sono stato contattato dal prefetto di Foggia, Raffaele Grassi e dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ai quali ho spiegato le mie ragioni».
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