Si chiude con una condanna a 4 anni e 4 mesi di reclusione, a carico del commercialista 50enne Luca Orsini, il processo sulla misteriosa morte di Ornella Florio, la dipendente di un istituto di credito trovata priva di vita, la mattina del 7 luglio 2017, nel suo appartamento di via Lago di Bolsena, a Pescara. La donna, originaria di Apricena (in provincia di Foggia), aveva 39 anni e all’inizio si pensò al suicidio. L’imputato, che era il suo fidanzato, passò la notte con lei e riferì che al suo risveglio la trovò in bagno, impiccata, con una cintura fissata al termosifone. Diversi elementi, tuttavia, fin dall’inizio non quadrarono. Ad esempio destò sospetti la circostanza che Orsini non chiamò subito il 118, ma contattò prima il padre e infine la polizia. Fu l’autopsia a chiarire che non ci fu alcun suicidio: l’anatomopatologo Ildo Polidoro, nella sua relazione, spiegò che la donna aveva dei tagli ai polsi e altri segni sul collo, ma la cintura utilizzata per il presunto suicidio non risultava deformata come sarebbe stato lecito attendersi alla luce del peso corporeo e i segni rinvenuti sul cadavere furono inferti soltanto dopo il decesso.
La verità
Dall’esame autoptico emerse che invece, a causare la morte della donna, fu un cocktail di alcol e cocaina, e che se i soccorsi fossero stati chiamati per tempo Ornella Florio si sarebbe potuta salvare. Il mix di alcolici e droga fu assunto la notte prima del decesso, probabilmente nel corso di un festino, dal momento che gli approfondimenti disposti dal gip rivelarono che la vittima aveva avuto rapporti sessuali con un uomo, che non era il fidanzato, e con una donna.