Le sue impronte sull'arma e sull'auto usate per una rapina nel 2019: arrestato

Le sue impronte sull'arma e sull'auto usate per una rapina nel 2019: arrestato
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Venerdì 16 Dicembre 2022, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 08:48

I Carabinieri della Compagnia di San Severo hanno eseguito un'ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere nei confronti di un uomo originario di Torremaggiore ritenuto responsabile dei reati di ricettazione, detenzione di armi da guerra e armi comuni da sparo con relativo munizionamento.

La rapina nel 2019

La misura cautelare consegue alla peculiare attività investigativa condotta dai Carabinieri di San Severo, sotto la direzione e il coordinamento della locale Procura della Repubblica, i quali, nel maggio 2019, intervenuti su una grave rapina presso un'azienda agricola di San Paolo di Civitate, davano avvio agli accertamenti investigativi per individuarne gli autori.

La visione dei filmati registrati dal sistema di videosorveglianza dell'azienda agricola confermava la versione dei fatti fornita della persona offesa la quale aveva modo di raccontare che due persone, con il volto travisato, giunte presso la sua azienda a bordo di una Jeep Renegade bianca condotta da un terzo complice, armate di un fucile e di una pistola, lo avevano aggredito violentemente, colpendolo con il calcio della pistola, cagionandogli lesioni giudicate guaribili in 30 giorni e sottraendogli, infine, la somma di euro 300 circa.

Le indagini

Le successive indagini consentivano il rinvenimento della citata Jeep Renegade, all'interno della quale veniva rinvenuto materiale utile al travisamento e alla commissione di reati predatori (maschere in silicone raffiguranti volti umani, guanti e scaldacollo), oltre a due fucili, di cui uno d'assalto. I militari, inoltre, procedevano a rilevare le impronte digitali e le tracce biologiche presenti in quell'auto e sulle armi rinvenute.

I successivi accertamenti svolti dal Ris di Roma consentivano l'emersione di un profilo genetico compatibile con quello dell'odierno arrestato sia sul volante che sui vari comandi dell'auto, sul fucile d'assalto (un mitragliatore Kalashnikov) e sulla carabina rinvenuta. I riscontri ottenuti consentivano di comprovare la disponibilità delle armi e del mezzo in capo all'indagato senza, tuttavia, riuscire a ricondurre la responsabilità nella rapina da parte dello stesso.

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