Foggia, le parole di Rossi (procuratore capo Bari): «I figli dei boss studiano negli atenei top per ampliare gli affari»

Foggia, le parole di Rossi (procuratore capo Bari): «I figli dei boss studiano negli atenei top per ampliare gli affari»
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 11:40 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:27

«Alcuni figli di boss hanno studiato a Milano, voglio dire anche a Università di pregio, quindi è significativo purtroppo non tanto del segnale di voler rompere con la propria famiglia, al contrario, si vanno a formare nei contesti sociali dove circola la ricchezza e i redditi sono più alti». Lo ha detto Roberto Rossi, procuratore capo di Bari, intervistato per lo speciale "Studio Aperto Mag" che sarà in onda questa sera alle 19 su Italia Uno, parlando della mafia foggiana.

Quanto al rapporto tra le diverse mafie pugliesi, il procuratore ha spiegato che «agiscono separate, non ci sono connessioni tra loro e non esiste una cupola».

Secondo Rossi, comunque, «la criminalità foggiana è diventata più forte al Nord. Quella barese è più limitata, forse perché più contrastata negli anni con maggiore energia da parte dello Stato, quindi è in difficoltà».

«Donne vere avversarie criminalità foggiana»

«Direi che le vere avversarie della criminalità organizzata foggiana sono le donne. Cioè, tra le prime che hanno cominciato a reagire sono state loro» ha detto Roberto Rossi. «C'è un caso anche abbastanza famoso - ha ricordato il procuratore - di una mamma di 4 figli, diciamo di boss, che ha deciso di collaborare per eliminare questo rapporto tra figli e genitori e padre, nel timore che poi alla fine finissero nelle tipiche faide».

E poi c'è «il ruolo delle vedove delle vittime» che hanno «un ruolo importante nella coscienza sociale del foggiano, quindi le donne le ho viste protagoniste della reazione. Certo, sono ancora poche, però è significativo proprio per questo motivo». «È vero che si è sottovalutata - ha aggiunto Rossi - ma qualcosa è incominciato a cambiare. A partire dalla strage di San Marco in Lamis nel 2017 è cominciato a cambiare tutto e molto di questo lo dobbiamo alle vedove delle vittime della strage» che «hanno fatto molto e stanno continuando a fare molto per svegliare le coscienze».

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