Cinque omicidi a Foggia nel 2022, è allerta Quarta Mafia. Tutti contro Lamorgese: «Noi, abbandonati da tutti»

Cinque omicidi a Foggia nel 2022, è allerta Quarta Mafia. Tutti contro Lamorgese: «Noi, abbandonati da tutti»
di Paola ANCORA
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Mercoledì 13 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 21:53

Un fermo immagine agli anni Novanta, quando la Puglia viveva al ritmo dei colpi esplosi dalla Sacra corona. A Foggia il tempo si è fermato: ancora oggi si spara anche in pieno giorno, fra i passanti. Alessandro Scopece, 37 anni, piccoli precedenti per spaccio, è stato ucciso così, da alcuni colpi d’arma da fuoco esplosi in via Lucera, alla periferia della città, fra un autolavaggio e una parrocchia, davanti agli occhi dei passanti. La spregiudicatezza della Quarta Mafia non conosce orari. «Siamo abbandonati» si è sfogata ieri l’assessore regionale al Welfare, Rosa Barone, foggiana. Cinque omicidi in pochi mesi nel capoluogo dauno e decine di attentati intimidatori dall’inizio dell’anno, in una escalation che sembra inarrestabile. «Intanto – ha sottolineato Barone - la ministra Lamorgese, per altri impegni, non sarà a Bari per un Consiglio regionale monotematico sulla nostra provincia (Consiglio inizialmente fissato per ieri, ndr), che verrà rimandato, secondo le sue disponibilità. Credo che la misura sia colma, perché lo Stato possa finalmente trattare questo lembo di terra come merita, dando le risposte che si attendono da anni. A una provincia grande e così problematica, con sacche di criminalità evidenti, con un solo tribunale, Roma deve delle risposte serie e veloci. Se la situazione è emergenziale, si devono dare risposte emergenziali». Risposte che a molti, fino a oggi, sono apparse timide, comunque non commisurate al fenomeno mafioso e criminale foggiano.

Operazione Primavera bis

A suggerirne una, è il parlamentare di Forza Italia Luigi Vitali.

Insiste sulla necessità di proporre per la provincia dauna la ricetta adottata contro il contrabbando a Brindisi, quando l’“Operazione Primavera” riuscì a smantellare un traffico tanto capillare quanto lucrativo e dannoso. «Ho presentato due interrogazioni parlamentari, ma evidentemente o siamo davanti a una enorme sottovalutazione o Foggia dev’essere l’ultimo dei problemi della ministra degli Interni. Se Lamorgese non è in grado di affrontare questa emergenza, ne tragga le dovute conseguenze. Resto dell’idea – prosegue Vitali – che si debba fare come a Brindisi: non sono 20 o 30 uomini in più su un territorio tanto vasto a poter risolvere il problema. Per sei mesi le forze dell’ordine, con i necessari rinforzi, setaccino Foggia e la provincia, facciano sentire che davvero lo Stato è presente, soltanto così otterremmo anche la collaborazione dei cittadini. E se il Viminale ha problemi di numeri, allora chieda l’ausilio dell’Esercito. La mafia foggiana è la più perniciosa, stretta da fortissimi legami familiari: bisogna dare una risposta eclatante che, finora, non c’è stata. E a pagarne il prezzo, dopo i cittadini, sono proprio magistrati e forze dell’ordine».

«Aspettavamo il ministro»

Molto critico anche il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giannicola De Leonardis: «Al Governo – chiede - interessa combattere la mafia? Ci aspettavamo la ministra Lamorgese per discutere dell’emergenza criminalità, invece è arrivata prima la criminalità con l’ennesimo omicidio. E ciò che lascia sgomenti è la totale sottovalutazione, se non addirittura il disinteresse, da parte del Governo verso un territorio in cui la cosiddetta “Quarta Mafia” è un fenomeno tanto conclamato quanto radicato. Una esecuzione alla luce del sole, un numero di colpi esplosi impressionante, in una arteria trafficata della città». De Leonardis riavvolge il nastro fino a gennaio, quando al termine di un Comitato per l’Ordine e la Sicurezza presieduto proprio dalla ministra degli Interni, fu annunciato l’arrivo di 50 agenti di Polizia per rinforzare gli organici carenti in Capitanata. «Siamo al 12 luglio – scrive - e di quei 50 uomini promessi, pure pochi rispetto al fabbisogno di legalità e sicurezza del territorio, non vi è traccia. Emblematici sono i casi di Foggia e San Severo in tal senso. Nel capoluogo dauno ci sono circa 60 agenti vicini alla pensione. L’età media si aggira intorno ai 50 anni. Degli allievi dell’ultimo corso nessuno è stato assegnato a Foggia. A San Severo, altra città ad alta criticità criminale, mancano uomini e mezzi. Dal commissariato, spesso, non può nemmeno uscire l’unica volante presente poiché in avaria e con le gomme lisce. Al Reparto Prevenzione Crimine, a quattro anni dalla sua istituzione, mancano ancora numerose unità. E continua a slittare la realizzazione del complesso unico che dovrebbe ospitare commissariato, Prevenzione Crimine e Polizia Stradale». Non solo. Nel Foggiano esiste un solo tribunale, unico punto di riferimento per una platea di 600mila persone. E gli appelli per la riapertura della sede di Lucera, funzionale a decongestionare il palazzo di giustizia foggiano, sono finora rimasti lettera morta. «Le centinaia di migliaia di persone perbene che vivono in questo territorio - chiude De Leonardis - pretendono di poter vivere, lavorare, costruire il proprio futuro e quello dei loro figli in una terra sicura».

Stefàno: «Allerta massima»

Getta acqua sul fuoco, invece, il senatore del Pd Dario Stefàno: «La mia impressione è che l’allerta sia massima. Mi risulta che dal Viminale siano effettuando i cosiddetti “servizi ad alto impatto” due volte a settimana, ma per raccogliere i risultati di tali attività, di stampo investigativo, serve del tempo. Non credo alla disattenzione del Governo, su Foggia si sta semplicemente svolgendo una attività di intelligence diversa. Queste sono le notizie che ho. Ma che vi sia una strategia di repressione del fenomeno mafioso non vi è dubbio». Non resta che aspettare.
 

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