Nella giornata di ieri, giovedì 23 settembre, i Finanzieri del Comando Provinciale di Padova, a conclusione di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Rovigo, hanno dato esecuzione, in diversi comuni della provincia di Foggia, Lecce e Rovigo, ad un’ordinanza applicativa di sette misure cautelari personali, emessa nei confronti dei vertici del movimento politico "Altra Italia". Arrestato il pugliese Mino Cartelli, 48enne di Uggiano, segretario nazionale del partito, mentre per il polesano Francesco Foti, presidente del movimento, vigile urbano a Rovigo e consigliere comunale a Barbona è stata disposta la sospensione dai pubblici uffici. Il leccese Gianluca Tritiello, 50 anni, è stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di firma.
LE INDAGINI
Le investigazioni, eseguite dalle Fiamme Gialle di Este, sono state avviate a seguito di alcuni servizi trasmessi da Striscia la Notizia nei quali si faceva particolare riferimento alla presentazione di false liste elettorali per le elezioni comunali svoltesi in contesti territoriali di piccole dimensioni. I preliminari accertamenti avevano permesso agli investigatori di riscontrare come - nel corso delle tornate elettorali per la nomina alla carica di sindaco e di consigliere comunale per i Comuni di Barbona (Pd) e di Vighizzolo d’Este (Pd) tenutesi, rispettivamente, nel maggio 2019 e nel settembre 2020 - Altra Italia avesse presentato liste di candidati formate da soggetti iscritti, nella maggioranza dei casi, a loro insaputa.
L’Autorità Giudiziaria rodigina, pertanto, oltre ad avallare le condotte contestate, estendeva le indagini agli ulteriori 21 Comuni in cui il movimento politico aveva presentato i propri candidati per la consultazione elettorale del settembre 2020 e, in particolare, insistenti nelle province di Alessandria, Asti, Belluno, Bergamo, Campobasso, Catanzaro, Cosenza, Genova, Imperia, Isernia, Perugia, Pisa, Potenza, Savona, Vibo Valentia e Vicenza, tutti aventi una popolazione inferiore ai 1.000 abitanti e per i quali la normativa vigente prevede una procedura semplificata per le relative candidature. L’articolata attività investigativa - condotta, peraltro, con l’ausilio delle attività tecniche e raccogliendo le testimonianze di oltre cento candidati - si è concretizzata nell’esecuzione di molteplici perquisizioni domiciliari, eseguite nei territori delle Regioni Veneto e Puglia, nonché mediante acquisizioni documentali presso le commissioni circondariali elettorali dei 23 Comuni complessivamente interessati. Più nel dettaglio, le liste elettorali e la documentazione di supporto sono risultate, all’atto della presentazione, artatamente falsificate, in quanto gran parte dei soggetti ivi riportati era ignaro della propria iscrizione ovvero disconosceva del tutto il movimento politico e le relative sottoscrizioni.
I FINTI CANDIDATI
I candidati - residenti principalmente nel foggiano e nel leccese - hanno dichiarato di non essersi mai recati nelle province di Padova e di Rieti, luoghi in cui avrebbero apposto le proprie firme, sconfessando, peraltro, di conoscere i relativi pubblici ufficiali autenticatori. È emerso, altresì, come questi ultimi, in occasione delle precedenti consultazioni amministrative, fossero già stati eletti, quali consiglieri comunali, in rappresentanza del movimento in questione e che, nei giorni in cui sono avvenute le autentiche di firma, si trovavano in località del tutto incompatibili con quelle di esercizio della carica. Taluni dei candidati inconsapevoli - oltre a non aver alcun radicamento territoriale con i luoghi ove le liste erano state presentate - hanno formalmente querelato i responsabili del movimento per tali fatti. Inoltre, è stato verificato che in lista sono stati iscritti anziani ultraottantenni o persone con forti disabilità fisiche, presentati per la nomina a consigliere comunale in località distanti migliaia di chilometri dalla propria residenza. Altro aspetto di assoluta criticità è che alcuni candidati - dopo essere stati eletti a loro insaputa nei consigli comunali - hanno successivamente rifiutato la carica, così ponendo l’Ente locale a rischio di commissariamento, con evidenti gravi ripercussioni sull’intero ordine democratico. Le evidenze investigative hanno permesso di comprendere come l’obiettivo principale del movimento fosse quello di presentare candidature in piccole realtà territoriali dove - approfittando della specifica normativa settoriale - vi era una buona probabilità di eleggere un proprio rappresentante per ottenere una visibilità sull’intero territorio nazionale, in modo da far accrescere il consenso per le successive consultazioni elettorali. All’esito delle articolate indagini svolte, i Finanzieri della Compagnia di Este hanno segnalato alla Procura della Repubblica di Rovigo i 15 principali responsabili, che, a vario titolo, hanno concorso alla formazione e alla presentazione di false liste di candidati presso 23 amministrazioni locali insistenti su tutto il territorio nazionale.