È di Marco il corpo dilaniato da un treno: la conferma del Dna. Era vittima di bullismo

Marco Ferrazzano
Marco Ferrazzano
di Alessandro Cellini
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Mercoledì 17 Febbraio 2021, 20:35 - Ultimo aggiornamento: 21:41

L'angoscia di una famiglia si è tramutata in tragedia: è di Marco Ferrazzano il corpo dilaniato da un treno in corsa e ritrovato sui binari il 22 gennaio scorso, lo stesso giorno della scomparsa del 29enne foggiano. La conferma, a distanza di quasi un mese, è arrivata dall'esito dell'esame del Dna fatto su quei resti, a prima vista irriconoscibili. E adesso sulla vicenda si addensa un'ombra scura, quella del bullismo: gli stessi familiari, nei giorni scorsi, avevano infatti avanzato il sospetto che Marco fosse perseguitato da qualcuno. Ma è un aspetto su cui stanno ora lavorando gli investigatori, impegnati a ricostruire le ultime ore del giovane.

Il dramma si è consumato tutto quel giorno di fine gennaio, dunque. Gli appelli dei familiari affinché Marco tornasse a casa – condensati tra l'altro in una pagina Facebook – si sono rivelati inutili. E del resto gli stessi familiari, la sorella Miriam soprattutto, avevano chiesto a gran voce che venisse effettuato al più presto l'esame genetico su quel cadavere trovato sui binari della tratta Foggia-Bari. L'esito, infausto, è arrivato proprio ieri. “Oggi è arrivata la conferma del Dna. I resti rinvenuti sui binari appartengono al nostro Marco”, ha scritto ieri su Facebook la sorella.

Il giovane, che soffriva di lievi problemi psichiatrici, era uscito di casa il pomeriggio del 22 gennaio, “estremamente agitato”, spiega ora la sorella. “Mi devo vedere con un amico, torno tra un'ora”, aveva detto alla madre. Da quel momento in poi nessuno l'ha più rivisto. Non è chiaro chi dovesse incontrare, per quale motivo, né cosa poi sia successo. L'unica certezza è l'incidente avvenuto più tardi, poco lontano dallo scalo foggiano. Ad aggiungere rabbia all'intera vicenda, il fatto che le telecamere di sorveglianza della stazione non siano funzionanti.

Per fare luce sulla vicenda, i familiari si erano rivolti anche alla trasmissione “Chi l'ha visto?”. “Dalle ricerche sulla vita di Marco negli ultimi tempi – aveva detto la sorella Miriam – pare che fosse bullizzato.

Spesso tornava a casa con lividi e diceva di essere caduto, gli veniva rubato un telefono al mese”. Proprio il giorno prima della scomparsa, l'ennesimo furto del telefono. Ma non è come le altre volte, a detta dei familiari: “Da quel momento le cose cambiano. Si mostra estremamente preoccupato per il cellulare, fa denuncia alla polizia, il giorno dopo scompare”. Una situazione che per i parenti è tutta da chiarire, tanto più che lo smartphone non è stato ancora ritrovato. “Si pensa che dentro al telefono ci fosse qualcosa che Marco voleva nascondere – osserva ancora Miriam – qualche video o chat che mostrava qualcosa che Marco voleva tenere nascosto, forse qualche minaccia, forse video con cui veniva ricattato”. Una ricostruzione avvalorata dal fatto che il giovane “prima di sparire, ha bloccato tutti i familiari e parenti sui social e cambiato tutte le password delle email, come se non volesse che i suoi familiari sapessero quello che gli stava succedendo”. Chi doveva incontrare Marco? E il furto del cellulare ha qualcosa a che fare con questa storia? Ma soprattutto: è un caso di suicidio o c'è dell'altro? Sono domande a cui ora stanno cercando di rispondere gli investigatori.

“Oggi la comunità foggiana, con grande dolore, apprende dall'esito dell'esame del Dna la triste conferma che il corpo ritrovato sui binari appartiene a Marco Ferrazzano, il 29enne foggiano di cui non si avevano più notizie dal 22 gennaio scorso – ha detto il sindaco di Foggia Franco Landella –. È una tragica notizia che non può lasciare nessuno indifferente e obbliga tutti a riflettere sulle conseguenze terribili che possono derivare da forme di violenza, più o meno subdola, come il bullismo”.

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