Cerignola, sventato assalto da 80 milioni di euro a istituto di vigilanza privata di Brescia: arrestati 31 rapinatori

Cerignola, sventato assalto da 80 milioni di euro a istituto di vigilanza privata di Brescia: arrestati 31 rapinatori
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Sabato 12 Marzo 2022, 13:32 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 14:03

Un arsenale di guerra sequestrato e 31 arresti: in provincia di Brescia, in seguito a indagini che durano da oltre 5 mesi dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Brescia,  i poliziotti della Squadra Mobile di Brescia, i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, e con l'intervento dei poliziotti del Nucleo Centrale Operativo di Sicurezza (Nocs), hanno arrestato un gruppo criminale di 31 persone accusate di essere rapinatori specializzati in assalti a furgoni blindati e caveau, in gran parte provenienti da Cerignola (in provincia di Foggia), che stava per compiere una rapina a mano armata al caveau di un istituto di vigilanza privata con sede in Calcinato (in provincia di Brescia). Sono stati inoltre sequestrati 4 Kalashnikov, 1 fucile a pompa, una mitraglietta UZI, una pistola (con svariate munizioni), 21 bottiglie Molotov e chiodi a quattro punte.

Aggiornamento del 6 giugno 2023

Per Cosimo Mastrangelo, in data odierna, la misura cautelare è stata attenuata dal carcere agli arresti domiciliari: l'uomo, come riferito dall'avvocato Antonino Pirri del foro di Milano, è stato scarcerato dal carcere di Opera e si trova già presso la propria abitazione di Cerignola.

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Le indagini, che si sono protratte per oltre cinque mesi, nella fase conclusiva hanno visto il dispiegamento di un dispositivo di forze dell'ordine composto da personale della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri le cui componenti hanno operato in sinergia e stretto raccordo operativo.  All'operazione che ha permesso di arrestare il gruppo di presunti rapinatori, hanno preso parte anche le Squadre Mobili di Foggia, Milano, Venezia, Padova, Monza, Bergamo, Reggio Emilia, Verona, Piacenza, Parma, Cremona ei militari del Comando Provinciale Carabinieri di Brescia.

Gli arrestati, che si erano radunati ed erano pronti ad entrare in azione nella tarda serata, sono accusati di aver pianificato da tempo l'assalto al caveau, ignari di essere sottoposti ad indagini condotte, con attività tecniche d'intercettazione, dalla Squadra Mobile di Brescia, dal Servizio Centrale Operativo e dal Raggruppamento Speciale Operativo Carabinieri.

I presunti rapinatori, con precedenti penali, alcuni ritenuti collegati a clan del foggiano e cosche di 'ndrangheta, nei mesi precedenti avevano rubato circa venti autovetture, furgoni e camion destinati ad essere dati alle fiamme allo scopo di isolare l'area d'interesse ed impedire l'intervento delle Forze di Polizia; nella loro disponibilità anche una ruspa che sarebbe servita per sfondare la parete blindata del caveau, che custodisce gli incassi raccolti dagli esercizi commerciali della zona.

Fra gli arrestati figurano anche due guardie giurate "infedeli", dipendenti dell'istituto di vigilanza obiettivo della rapina, accusati di aver svolto il ruolo di "basisti", riferendo ai complici che - al momento del colpo - poteva giacere nel caveau una somma in contanti di circa 80 milioni di euro.

Gli investigatori monitoravano i movimenti degli arrestati dallo scorso ottobre, seguendo tutte le fasi della pianificazione del colpo, tra cui i sopralluoghi e i viaggi dalla Puglia verso il bresciano dei vari componenti del gruppo criminale; attraverso le intercettazioni telefoniche ed ambientali, si è potuta monitorare la cura maniacale degli aspetti logistici, tra cui il procacciamento degli alloggi per i sodali in trasferta presso strutture ricettive che omettevano la comunicazione dei dati dei clienti, per evitare i consueti controlli della Questura.

I presunti rapinatori erano pronti ad intervenire muovendo contemporaneamente da luoghi diversi, comunicando con telefoni dedicati ed apparati radio.

Un primo gruppo era pronto a muoversi da un capannone industriale ubicato a Cazzago S. Martino (dove erano stati nascosti i mezzi preventivamente rubati) mentre altri due gruppi erano pronti a partire da due "covi" situati a Gardone Val Trompia e a Ospitaletto.

L'operazione anticrimine è stata condotta contestualmente su tutti e tre questi obiettivi, impiegando oltre trecento uomini e mezzi speciali. L'operazione è stata realizzata anche grazie al coordinamento investigativo effettuato dalla Procura Nazionale Antimafia.

I reati contestati sono l'associazione a delinquere finalizzata a commettere il reato di rapina, il tentativo di rapina pluriaggravata, la detenzione di armi da guerra, la ricettazione dei mezzi rubati, con l'aggravante del metodo mafioso.

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