Un anno fa il primo lockdown a Wuhan: oggi ci sono 200 nuovi casi. Il sindaco si dimette

Un anno fa il primo lockdown a Wuhan: oggi ci sono 200 nuovi casi. Il sindaco si dimette
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Sabato 23 Gennaio 2021, 11:02 - Ultimo aggiornamento: 11:18

È passato un anno dal primo lockdown al mondo, quello della megalopoli cinese di Wuhan rimasta isolata per 76 giorni per frenare i contagi provocati da un virus allora 'misterioso'. La Cina segnala più di 200 nuovi casi di Covid-19. I dati della Commissione sanitaria nazionale parlano di 107 contagi confermati ieri, compresi 90 di trasmissione locale e 17 'importati'. Vengono inoltre registrati nel bollettino ufficiale altri 99 casi relativi a pazienti asintomatici. Le province nordorientali di Heilongjiang e Jilin, quelle che preoccupano di più in questa fase, segnalano rispettivamente 56 e 13 nuovi casi di trasmissione locale (sul totale di 107). Quindici quelli accertati nella provincia di Hebei. Pechino parla di tre nuovi casi. Lo stesso Shanghai. Secondo i dati ufficiali del gigante asiatico sono in tutto 88.911 i contagi dall'inizio della pandemia con 4.635 decessi. E il bollettino della Commissione sanitaria nazionale parla di un totale di 4.589 casi 'importatì dall'estero. 

Le dimissioni del sindaco 

Alla vigilia del primo anniversario del lockdown dei suoi 11 milioni di cittadini, Zhou Xianwang si è dimesso da sindaco di Wuhan.

Tra le critiche sulla risposta tardiva da parte del governo cinese, Zhou fece a gennaio 2020 una rivelazione pesante: oltre 5 milioni di residenti di Wuhan erano partiti per le vacanze in patria e all'estero per il Capodanno lunare. La sua mossa portò diversi Paesi a decidere lo stop ai voli dalla Cina. 

Mentre i vertici provinciali del Partito comunista cinese furono rimossi, Zhou rimase al suo posto nonostante fosse finito nella bufera diventando il bersaglio della rabbia di milioni di cinesi esplosa sui social media. «Forse i funzionari di Wuhan saranno inchiodati dalla storia con la cattiva reputazione di aver messo in lockdown e chiuso il virus all'interno della città, ma fintanto che aiuta a contenere il coronavirus, siamo disposti ad assumerci qualsiasi responsabilità, comprese le dimissioni del segretario del partito di Wuhan, Ma Guoqiang, e le mie», disse Zhou nella lunga intervista al network statale Cctv dello scorso gennaio. Pechino rispose liquidando i massimi leader della provincia, tra cui Ma e l'allora capo del partito di Hubei, Jiang Chaoliang. Ma fu sostituito da Wang Zhonglin, ex capo del partito di Jinan nello Shandong, e Jiang dall'ex sindaco di Shanghai Ying Yong. Zhou, tuttavia, rimase al suo posto malgrado fosse stato preso di mira per aver permesso a più di 40.000 persone di partecipare a una riunione del Capodanno lunare a gennaio mentre il virus si stava diffondendo rapidamente.

Già da mercoledì, Zhou è stato identificato come un componente anziano della Conferenza consultiva politica del popolo di Hubei - non come sindaco di Wuhan - in un rapporto postato sul sito web dell'organo consultivo provinciale. Cheng Yongwen, ha reso noto la Xinhua in tarda serata, è stato designato come vice sindaco facente funzioni di Wuhan su indicazione del Comitato permanente del Congresso del popolo municipale. Un rapporto provvisorio di un gruppo indipendente nominato dall'Oms all'inizio di questa settimana ha criticato la risposta iniziale di Pechino alla crisi, affermando che «le misure di salute pubblica avrebbero potuto essere applicate con più forza», sebbene poi il Paese sia stato in grado di portare il virus sotto controllo. La provincia di Hubei e Wuhan revocarono il lockdown l'8 aprile: il bilancio delle vittime del Covid nell'Hubei si è stato finora a quota 4.512, di cui 3.869 a Wuhan. Hubei ha finora segnalato 68.134 casi di contagio, di cui 50.339 a Wuhan. Il bilancio ufficiale delle vittime della Cina è salito a 4.635 con oltre 87.900 infezioni totali.

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