Biden, la Casa Bianca ad un passo. Ma Trump agita la piazza: "Siamo pieni di prove, brogli nel voto postale".

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di Mario Fabbroni
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Venerdì 6 Novembre 2020, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 08:27

Donald Trump twitta: «Qualsiasi voto arrivato dopo l’Election Day, sarà invalidato. Siamo pieni di prove, basta dare un’occhiata ai media. Vinceremo! L’America prima di tutto!». E prepara una raffica di ricorsi con l’aiuto di Rudolph Giuliani per le schede elettorali inviate per posta che gli Stati in bilico accettano ancora. Pure nei prossimi giorni: basta che rechino il timbro del 3 novembre. 


Gli occhi di Trump sono rivolti alla Pennsylvania, che i repubblicani stanno cercando di bloccare nel conteggio delle schede. Ma lo sfidante democratico Joe Biden si sta avvicinando al Magic Number, quei 270 Grandi Elettori che gli consentirebbero di varcare i cancelli della Casa Bianca insediandosi come 46° Presidente degli Stati Uniti. Con un record davvero invidiabile: perché, comunque vada a finire la corsa elettorale, Biden sarà il democratico più votato della storia d’America. 


Il Magic Number è davvero alla portata di Biden: la Cnn e il New York Times lo danno a quota 264 contro i 214 di Trump, quindi basterebbe la vittoria in Nevada (che garantisce 6 Grandi Elettori) per alzare le braccia al cielo. 


Eppure è lo stesso Biden, che ha parlato per la prima volta in pubblico al Chase Center di Wilmington (dov’è il suo quartier generale), ad affermare molto chiaramente: «Abbiamo i voti per vincere, ma tutti i voti devono essere contati. E non vedo l’ora di essere Presidente di un’America che non divide, in cui si azzerano le disugliaglianze. Arriverà il tempo in cui dovremo riunirci. Basta con quest’idea che l’avversario è il nemico...».


Nelle città sono decine le manifestazioni dei sostenitori dell’una e dell’altra parte, alcune sfociate in scontri con le forze dell’ordine e centinaia di arresti.

Guerriglia a New York, Phoenix, Portland, Detroit, Los Angeles, Seattle, Houston, Pittsburgh, San Diego. La Guardia Nazionale è in allerta, si teme per il momento della proclamazione. 

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