Si mostra ai russi alla tv il presidente Putin per dire a Shoigu, il ministro della Difesa, che le truppe che hanno conquistato il Lugansk «dovrebbero riposare e recuperare la loro preparazione militare», mentre le altre unità dovranno avanzare «secondo i piani prestabiliti». Il fido Shoigu conferma: «L’operazione militare speciale continua». Chiaro l’ordine dello zar: «Le unità militari, del gruppo Est e Ovest, portino a termine le loro missioni». E se gli ucraini mostrano in un video i sistemi missilistici avanzati e di lunga gittata forniti dagli Usa, gli Himars operativi a Zaporizhzhia, che potrebbero fare la differenza nelle prossime settimane, i russi attraversano il fiume Siverskyi Donets in direzione di Kramatorsk. I combattimenti non si fermano.
Conferenza di Lugano, ricostruzione Ucraina al centro
LA STRATEGIA
Le unità di Mosca marciano su Slovyansk, già martellata dai missili. Lo schema è sempre quello: bombardamento intenso e impreciso, con danni collaterali su strutture civili, poi le truppe di terra all’assalto, col sostegno di paramilitari e mercenari. Obiettivo l’interro Donbass, mentre gli ucraini tentano la controffensiva, nel Sud, a Kherson e Melitopol. E la bandiera ucraina sventola di nuovo sulla strategica Isola dei Serpenti, nel Mar Nero. L’andamento del conflitto somiglia a un’alchemica spartizione del Paese, con la Russia che ottiene il controllo del Dobass e del corridoio di Mariupol tra Donbass e Crimea, sul Mar d’Azov, mentre nel Sud-Ovest gli ucraini consolidano le posizioni attorno al porto di Odessa, sul Mar Nero, a protezione del loro sbocco marittimo che i russi non sono riusciti (ancora?) a conquistare. E così, la guerra continua e proseguono anche i tentativi diplomatici.
MEDIAZIONI POSSIBILI
Ieri è toccato a Papa Francesco esprimere la volontà di andare prima in Russia, poi a Kiev, per contribuire alla pace.
E annuncia un’altra conferenza da organizzare dopo l’estate con il cancelliere tedesco Scholz. «Il percorso verso un’Ucraina più forte e il percorso d’integrazione europea sono la stessa cosa. La ricostruiremo migliore di prima». Anche il Regno Unito si mobilita e la ministra degli Esteri, Liz Truss, annuncia una conferenza di iniziativa britannica sull’impegno «del mondo dell’imprenditoria e delle Università». La Von der Leyen punta su una piattaforma, una struttura per coordinare gli sforzi di ricostruzione e definire le esigenze di investimento, le azioni necessarie e i meccanismi di raccolta dei fondi aperti a una platea «la più ampia possibile». E la Truss parla di «nuovo Piano Marshall, guidato dalla stessa Ucraina». Il premier ucraino, Shmyal, propone che si attinga, per la ricostruzione, agli asset russi congelati dalle sanzioni occidentali.