Guerra Ucraina diretta, Putin vuole il Donetsk: «L’offensiva andrà avanti fino alla fine». Il piano Marshall per Kiev

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Guerra Ucraina diretta, le condizioni di Kiev: «Al tavolo solo dopo il cessate il fuoco»
Guerra Ucraina diretta, le condizioni di Kiev: «Al tavolo solo dopo il cessate il fuoco»
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Lunedì 4 Luglio 2022, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 09:14

Si mostra ai russi alla tv il presidente Putin per dire a Shoigu, il ministro della Difesa, che le truppe che hanno conquistato il Lugansk «dovrebbero riposare e recuperare la loro preparazione militare», mentre le altre unità dovranno avanzare «secondo i piani prestabiliti». Il fido Shoigu conferma: «L’operazione militare speciale continua». Chiaro l’ordine dello zar: «Le unità militari, del gruppo Est e Ovest, portino a termine le loro missioni». E se gli ucraini mostrano in un video i sistemi missilistici avanzati e di lunga gittata forniti dagli Usa, gli Himars operativi a Zaporizhzhia, che potrebbero fare la differenza nelle prossime settimane, i russi attraversano il fiume Siverskyi Donets in direzione di Kramatorsk. I combattimenti non si fermano. 

Conferenza di Lugano, ricostruzione Ucraina al centro

LA STRATEGIA

Le unità di Mosca marciano su Slovyansk, già martellata dai missili. Lo schema è sempre quello: bombardamento intenso e impreciso, con danni collaterali su strutture civili, poi le truppe di terra all’assalto, col sostegno di paramilitari e mercenari. Obiettivo l’interro Donbass, mentre gli ucraini tentano la controffensiva, nel Sud, a Kherson e Melitopol. E la bandiera ucraina sventola di nuovo sulla strategica Isola dei Serpenti, nel Mar Nero. L’andamento del conflitto somiglia a un’alchemica spartizione del Paese, con la Russia che ottiene il controllo del Dobass e del corridoio di Mariupol tra Donbass e Crimea, sul Mar d’Azov, mentre nel Sud-Ovest gli ucraini consolidano le posizioni attorno al porto di Odessa, sul Mar Nero, a protezione del loro sbocco marittimo che i russi non sono riusciti (ancora?) a conquistare. E così, la guerra continua e proseguono anche i tentativi diplomatici. 

 

MEDIAZIONI POSSIBILI

Ieri è toccato a Papa Francesco esprimere la volontà di andare prima in Russia, poi a Kiev, per contribuire alla pace.

Resta in piedi la mediazione turca, anche se il ministro degli Esteri russo, Lavrov, dice che va risolto il problema del cargo russo fermato dai turchi col suo carico di grano (rubato agli ucraini). Intanto l’Occidente e i partner di Kiev si ritrovano a Lugano per gettare le basi di una ricostruzione che secondo il premier ucraino, Denys Shmyal, vale 750 miliardi di dollari, anche se poi c’è chi parla di un piano da mille miliardi. «La ricostruzione dell’Ucraina è una missione di tutto il mondo democratico», dice in un videomessaggio alla Conferenza il presidente Zelensky. «L’invasione non è volta solo alla conquista, non è un fatto locale, sfida il sistema europeo». La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ribadisce che l’obiettivo è la vittoria militare sulla Russia, ma auspica che Kiev «sia vincente anche nella pace che verrà».

E annuncia un’altra conferenza da organizzare dopo l’estate con il cancelliere tedesco Scholz. «Il percorso verso un’Ucraina più forte e il percorso d’integrazione europea sono la stessa cosa. La ricostruiremo migliore di prima». Anche il Regno Unito si mobilita e la ministra degli Esteri, Liz Truss, annuncia una conferenza di iniziativa britannica sull’impegno «del mondo dell’imprenditoria e delle Università». La Von der Leyen punta su una piattaforma, una struttura per coordinare gli sforzi di ricostruzione e definire le esigenze di investimento, le azioni necessarie e i meccanismi di raccolta dei fondi aperti a una platea «la più ampia possibile». E la Truss parla di «nuovo Piano Marshall, guidato dalla stessa Ucraina». Il premier ucraino, Shmyal, propone che si attinga, per la ricostruzione, agli asset russi congelati dalle sanzioni occidentali. 

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