Terremoto in Albania, 30 morti: si scava tra le macerie, italiani in prima linea. «A Durazzo suolo sollevato di 10 cm»

Terremoto in Albania, 30 morti: si scava tra le macerie, italiani in prima linea. «A Durazzo suolo sollevato di 10 cm»
Terremoto in Albania, 30 morti: si scava tra le macerie, italiani in prima linea. «A Durazzo suolo sollevato di 10 cm»
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Mercoledì 27 Novembre 2019, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 21:58

La terra continua a tremare in Albania, dove il bilancio del violento terremoto di martedì notte è salito a 30 morti e dove centinaia di soccorritori - in prima linea le squadre arrivate dall'Italia - scavano a mani nude in una corsa contro il tempo, con le speranze di trovare sopravvissuti sotto le macerie che si fanno sempre più esili. I lutti nel Paese delle Aquile hanno colpito tanti, anche il premier Edi Rama: tra le vittime c'è la fidanzata del figlio, morta nel crollo di una palazzina assieme al padre, alla madre e al fratello. Una famiglia sterminata. 

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Il governo ha proclamato lo stato di emergenza a Tirana e a Durazzo, mentre la comunità internazionale cerca di far sentire il suo sostegno: «Sono vicino alle vittime, prego per i morti, per i feriti, per le famiglie. Che il Signore benedica questo popolo al quale voglio tanto bene», ha detto papa Francesco. A Durazzo, dove il suolo si è sollevato di 10 centimetri, i soccorritori scavano soprattutto in tre siti. In periferia c'è una palazzina di quattro piani rasa al suolo. 

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Al lavoro ci sono i Vigili del Fuoco italiani. «Le nostre squadre stanno scavando oramai interrottamente da martedì. È una situazione molto, molto difficile», dice all'ANSA il responsabile comunicazione dei Vigili, Luca Cari. «Qui ci sarebbero 6 dispersi: tre bambini, due donne e un uomo», precisa il responsabile. A Durazzo sono schierati «160 vigili del Fuoco italiani, con 60 mezzi, due team Usar della Toscana e del Lazio». Nell'area si susseguono le scosse di assestamento: «Abbiamo sentinelle prefigurate per dare l'allarme a chi sta lavorando per poter fuggire», spiega Cari. La palazzina è interamente collassata: 4 piani di edificio sono ora ridotti a un paio di metri di altezza di macerie. 
 

 

La popolazione segue in silenzio le operazioni di scavo: in un edificio accanto a decine aspettano disperati. Molti piangono, altri si raccolgono intorno agli anziani. I cani delle unità cinofile vengono utilizzati per rintracciare i segni vitali dei sopravvissuti. Ma a fine serata ancora senza successo. Qualche chilometro più in là, nei pressi dello Stadio di Durazzo dove sono state allestite le tende per gli sfollati e sono attivi i team medici, i soccorritori sono alle prese con una situazione non meno tragica. È crollata una palazzina di sei piani, si tenta di farsi largo tra i detriti, ma si vede a occhio nudo che è un'impresa titanica.

A sorpresa arriva il presidente albanese, Ilir Meta. «Voglio ringraziare il popolo italiano e le sue istituzioni per il grande contributo in questa tragedia», dice all'ANSA. «Il ringraziamento è doveroso non solo per le squadre altamente professionali che sono al lavoro in questo momento, ma per tutto quello che l'Italia sta facendo per affrontare questa» tragedia. Passa una mezz'ora e scoppia un altro finimondo. Sulle macerie della palazzina, parte di una sorta di complesso con un piccolo parco al centro, i soccorritori issano una barella. Cala il silenzio, il brusio dei residenti oscilla tra l'euforia e il terrore che venga estratto un altro cadavere. Ma quando tutto sembra essere pronto si scatena il panico: i soccorritori scendono precipitosamente dalle macerie, la polizia intima a tutti di allontanarsi. È un'altra scossa, fortissima: la magnitudo è di 5.6, registrata ad una quarantina di chilometri da Tirana, nell'Adriatico. Le operazioni vengono temporaneamente sospese. Una pausa che dura poco: i soccorritori tornano subito al lavoro. «Continueremo a scavare, continueremo fino alla fine», assicura un italiano stremato mentre su Durazzo cala un'altra brutta notte.


TRA LE MACERIE DI THUMANA, PERSONE SEPOLTE VIVE
Ragazzi e ragazze dagli occhi smarriti e terrorizzati vagano per il campo di calcio di Thumana, dove l'esercito allestisce le tende per centinaia di sfollati della cittadina albanese sventrata dal potente terremoto che l'ha colpita in piena notte. A qualche centinaio di metri i soccorritori scavano ancora a mani nude per estrarre persone da sotto le macerie. Nel tardo pomeriggio però, quando oramai è già buio e il paese è ancora senza corrente elettrica, le speranze si trasformano in dramma: due cadaveri emergono da una delle palazzine sbriciolate dal sisma. Un terzo disperso è vivo, si sente la sua voce labile, ma ancora non si riesce a tirarlo fuori. «È incastrato tra i detriti, ci vorrà del tempo, ma siamo ottimisti», dice una ragazza della Croce Rossa, uno degli angeli che in queste ore si muovono tra le macerie cercando di portare aiuto e ristoro. Poco più in là, in quella che sembra una cittadina siriana o irachena dopo un bombardamento aereo, altre quattro persone sono disperse.

«Non sentiamo segni di vita, ma continuiamo a scavare», sospira un altro soccorritore mentre con un gesto del braccio si asciuga il sudore in fronte. A Thuamana, un migliaio di anime a una ventina di chilometri da Tirana, le strade sono di terra battuta. Il campo di calcio dove viene allestito il campo di fortuna è incolto, le reti delle porte non ci sono. «Qui non veniva più a giocare nessuno», racconta un ragazzino con la voce strozzata dalla paura. Le scosse di assestamento non si contano. Alcune sembrano più violente delle altre, e nessuno sa bene cosa aspettarsi nelle prossime ore. Il premier Edi Rama è arrivato in queste zone disastrate a portare il proprio sostegno. Passa tenda dopo tenda per parlare con gli sfollati, soprattutto anziani e bambini. È visibilmente scosso. Decine di reporter lo incalzano per avere una dichiarazione ma no, non ne rilascia nessuna, «perché è il momento del dolore», spiega un poliziotto. Alcuni ragazzi in macchina aspettano l'arrivo di una tenda. Sono tutti cugini, uno di loro è disabile e la carrozzina è caricata su una macchina con tutto quello che sono riusciti a portare via, una coperta, dell'acqua.

«Per fortuna non c'ero, perché studio a Tirana. Ma appena ho saputo sono corsa qui per dare una mano», dice una ragazza con le lacrime agli occhi. Altri hanno vissuto il dramma in diretta. «Mi sono vegliato in piena notte. Era apocalittico, non riuscivo a stare in piedi né a correre fuori di casa», riferisce un altro ragazzo. «I soccorsi sono arrivati almeno due ore dopo: abbiamo provato a spostare le macerie, a cercare di salvare qualcuno. Ma non ci siamo riusciti. Dalla casa di una famiglia di nostri amici che viveva accanto a noi sentivamo delle urla, poi più nulla. Sono tutti morti». A Thumana è buio pesto, nelle tende si sentono i pianti di chi ha perso un proprio caro, un amico, in una cittadina in cui si conoscevano tutti. E la terra continua a tremare.

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