Quarta (e quinta) dose, l'Ema dice no: «Ora vaccini aggiornati per le varianti». Studio conferma: Omicron più lieve

Quarta dose, l'Ema dice no: «Ora vaccini aggiornati per le varianti». Studio conferma: Omicron più lieve
Quarta dose, l'Ema dice no: «Ora vaccini aggiornati per le varianti». Studio conferma: Omicron più lieve
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Venerdì 21 Gennaio 2022, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 14:46

Dalle autorità di regolamentazione dei medicinali (Icmra) arriva un invito alle aziende farmaceutiche: lavorare su vaccini 'aggiornati' contro le ultime varianti, compresa Omicron, per cambiare completamente approccio nella lotta alla pandemia. Contro Omicron infatti gli attuali vaccini, sebbene efficaci contro ricovero e forme gravi, offrono comunque meno protezione contro l'infezione e la malattia lieve. Dall'Ema arriva poi una bocciatura verso la politica dei 'booster': inoculare una dose di vaccino ogni pochi mesi, secondo l'autorità europea, non è una strategia sostenibile.

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«È necessario sviluppare una strategia a lungo termine sui tipi di vaccini necessari per gestire il Covid-19 in futuro», si legge nel report su un workshop del 12 gennaio, di cui dà notizia l'agenzia europea Ema. Per i vaccini aggiornati «le autorità di regolamentazione globali incoraggiano la comunità scientifica internazionale e gli sviluppatori di vaccini a esaminare approcci alternativi», invitando le imprese a «esaminare la possibilità di sviluppare vaccini bivalenti o varianti multivalenti per determinare se offrono vantaggi ai vaccini monovalenti».

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Con Omicron gli attuali vaccini «offrono meno protezione contro le infezioni e le malattie lievi» ma «la vaccinazione continua a offrire una notevole protezione» contro ricovero e forme gravi, «soprattutto dopo una dose di richiamo». È così «sempre più chiaro che sia necessaria una dose di richiamo per estendere la protezione del vaccino», si legge nel report.

Giudicato invece non sostenibile l'approccio delle dosi di richiamo multiple. «I partecipanti alla riunione hanno convenuto che la somministrazione di dosi di richiamo multiple a brevi intervalli non è un approccio sostenibile a lungo termine. È necessario sviluppare una strategia a lungo termine sui tipi di vaccini necessari per gestire il Covid-19 in futuro», viene sottolineato.

Lo studio: Omicron fatica a infettare polmoni

La variante Omicron ha una grandissima capacità di infettare le alte vie aeree, ma perde efficienza quando raggiunge gli alveoli polmonari, le sacche in cui il sangue viene ripulito dall'anidride carbonica e arricchito di ossigeno e dal cui danneggiamento derivano le conseguenze più gravi delle polmoniti da Covid-19. La conferma arriva da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Erasmus Medical Center di Rotterdam e pubblicato sulla piattaforma bioRxiv, che rende disponibili gli studi prima della revisione della comunità scientifica.

Lo studio ha utilizzato mini-riproduzioni (organoidi) delle delle vie aeree superiori e degli alveoli polmonari per studiare il comportamento di Omicron e delle altre varianti. Il primo dato emerso dallo studio è rapidità di Omicron: infetta le cellule delle vie aeree superiori molto più rapidamente rispetto a Delta (che a sua volta era stata la più efficiente). Ciò avviene però solo nei primi 5 giorni dell'infezione, quando i rapporti si invertono. Tuttavia, spiegano i ricercatori, a quel punto è tardi: «dal momento che le persone sono più infettive nei primi giorni dopo l'infezione, questo dato può spiegare perché Omicron ha velocemente rimpiazzato Delta in molti paesi».

Ad aggiungere vantaggi a Omicron, è la maggiore capacità rispetto a Delta, di superare la barriera costruita dal vaccino, un altro dato confermato da questo studio. I vantaggi di Omicron calano però quando si osservano altri due aspetti: il primo è la capacità di diffondersi da una cellula all'altra inducendone la fusione. La seconda è l'efficienza nell'infettare le cellule polmonari profonde, gli alveoli, un aspetto decisivo per la gravità della malattia. In ciò Omicron si dimostra peggiore rispetto alle altre varianti, probabilmente perché funziona usando porte di ingresso alla cellula diverse da quelle impiegate dalle altre versioni del virus (nello specifico, la proteina TMPRSS2 molto presente sulle cellule alveolari). 

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