Ha nuotato per due ore e mezza percorrendo oltre 4 km nell'acqua gelata del mar d'Azov. Si è salvato così Dmitry Yurin, che grazie alla sua coraggiosa impresa lo scorso 17 marzo è riuscito a scappare da Mariupol la città Ucraina sotto assedio da settimane da parte dell'esercito russo.
L'attacco al teatro e la decisione di partire
La decisione di fuggire l'ha presa dopo aver visto il bombardamento del teatro in cui secondo le autorità ucraine sono morti 300 civili. L'edificio, che era diventato rifugio per molte famiglie, si trovava a un centinaio di metri da casa sua: «E' stato terribile, un'esplosione enorme. Ho sentito le grida» racconta.
La fuga di Yurin: le vie della città sono bloccate, sceglie il mare
Dopo quell'episodio non ha avuto più dubbi: doveva fuggire. Ma tutte le vie di accesso e uscita dalla città erano presidiate e bloccate. Ne rimaneva solo una, il mare. Che lui, appassionato pescatore, conosceva bene. Sin da bambino infatti andavaa pesca insieme al padre.
Tornato nel garage dove si era rifugiato con l'anziana madre Yurin ha elaborato un piano per fuggire: ha preso i trampolieri da pesca (che usava per disseppellire i vermi), si è legato due sacchi della spazzatura intorno ai calzini e 4 taniche di plastica da 5 litri da usare come supporto per galleggiare. Con questo costume improvvisato, la sera ha attraversato a piedi la città fino alla spiaggia. «Ho preso una strada che conoscevo fino al lungomare. Faceva freddo» racconta.
«Nell'acqua gelata per ore»
Dopo essersi tuffato in acqua l'uomo ha nuotato per due ore e mezza nell'acqua gelata, riposandosi con l'aiuto dei galleggianti. Così è arrivato al villaggio di Melekine, una località balneare ora controllata dai russi. Lì è stato aiutato da una coppia di anziani che gli ha dato un bicchierino di vodka e una ciotola di borsch.
Il giorno dopo a bordo di un minivan ha raggiunto il porto di Berdyansk, sotto controllo russo e da lì finalmente ha attraversato il confine verso il territorio controllato dagli ucraini. I soldati russi al posto di blocco lo hanno ignorato: «Avevano 17 o 18 anni».
Tra tante tragedie la sua è una storia a lieto fine: anche sua madre, addetta alle pulizie negli uffici del quotidiano Pryazovia Worker di Mariupol, è riuscita a scappare pochi giorni dopo la sua epica nuotata nel mare di Azov.