Guerra in Ucraina, truppe di Minsk al confine. Il piano per salvare gli Azov

Si combatte per l’acciaieria: Zelensky chiede agli alleati le armi per liberare i suoi uomini

Guerra in Ucraina
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Martedì 10 Maggio 2022, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 07:27

Da Est a Ovest. Dalle acciaierie assediate di Mariupol, dove gli ucraini studiano un piano per liberare i combattenti dell’Azov, agli hotel bombardati dai russi con missili ipersonici a Odessa. Fino al buco nero denso di incertezza della Transnistria e alla minaccia da Nord di Lukashenko che ha ammassato le truppe bielorusse al confine. La guerra in Ucraina si sviluppa con differenti focolai. Tutti insieme definiscono un quadro univoco, come ha sintetizzato l’intelligence americana: nessuno dei due contendenti può dire in questo momento di essere vicino alla vittoria, si sta consolidando un conflitto lungo e logorante che cela molte insidie.

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Una su tutte: Vladimir Putin si è impantanato nella palude, ma non si può permettere di perdere questa guerra, ne va del suo stesso futuro. E di fronte a questo scenario potrebbe alzare il livello dello scontro, coinvolgendo anche la Transnistria.

 

NUCLEARE

Un nuovo campanello d’allarme è ciò che è successo l’altra sera a Odessa, città storica e porto di valenza fondamentale sul Mar Nero, non lontana dal confine occidentale con la Romania (e dunque con l’Unione europea) e con la Moldavia (e quindi con la Transnistria, dove c’è un avamposto di soldati russi). Tre missili ipersonici e sofisticati, i Kinzhal, sono stati lanciati da un aereo su un hotel. Altri sette razzi hanno distrutto un centro commerciale. Secondo la Cnn, all’attacco, avvenuto attorno alle 22.30 di domenica, per fortuna quando era già in vigore il coprifuoco e non c’erano persone per strada, hanno partecipato anche sottomarini e navi. In totale sono cinque gli edifici distrutti, si è parlato anche di cinque feriti e un morto. L’offensiva su Odessa è sempre più rabbiosa per diversi motivi: il piano iniziale, che prevedeva di raggiungere la città via terra da Est, si è arenato a causa della resistenza ucraina all’altezza di Mykolaiv; la flotta russa ha subito pesanti perdite (a partire dall’affondamento dell’ammiraglia Moskva) e ora si cerca una controffensiva per cancellare l’umiliazione; annientare il porto di Odessa significa isolare l’Ucraina, bloccare i rifornimenti, affossare l’economia.

Infine, i segnali di tensione che arrivano dalla vicina Transnistria (repubblica auto proclamata all’estremo della Moldavia), dove c’è un importante deposito di armi, fa temere che Putin punti al bersaglio grosso: occupare tutta l’area meridionale fino a risalire nella striscia orientale moldava, togliendo ogni affaccio sul mare all’Ucraina. Su questo conferma l’intelligence americana: ci sono indicazioni che Putin voglia estendere il ponte terrestre fino alla Transnistria, controllando così tutta la costa del Mar Nero. Di fronte a una minaccia proveniente da quell’area, dunque da Nord-Ovest, la regione di Odessa sta addestrando altri 2.000 volontari pronti a rafforzare la difesa dell’area.

ASSEDIO

Intanto, però, per l’esercito di Putin resta ancora da concludere l’operazione di Mariupol (sempre a Sud, ma nella parte Orientale): la città è presa, ma i mille soldati assediati nelle acciaierie non si sono ancora arresi e questo rappresenta un problema per i russi, anche di immagine oltre che pratico, perché richiede l’impiego di forze militari che sarebbero utili da altre parti. Secondo le notizie fatte trapelare dal reggimento Azov, all’interno ci sono ancora cento civili. Non solo: tra i mille che non si arrendono, ci sono molti feriti e ieri l’Azov ha diffuso le foto di questi militari. Immagini crude: persone con arti amputati o ferite curate in modo anomalo per mancanza di medicinali. Kiev si sta muovendo in due direzioni per liberare i mille soldati, perché comunque anche Zelensky rischia un danno alla sua immagine se passasse il messaggio che sta abbandonando quelli dell’Azov, cioè gli uomini che hanno rifiutato di arrendersi. Secondo Maxim Zhorin, ex comandante del reggimento, intervistato da Canale 24, «l’esercito di Kiev sta lavorando a un piano militare per salvare i combattenti dell’acciaieria», «non hanno ancora molto tempo, per questo si sta seguendo anche la linea diplomatica per tirarli fuori».

Riservatezza, ovviamente, sul tipo di intervento possibile, ma viene da pensare che l’unico modo per intervenire sia un blitz via mare, anche se il Mar d’Azov è totalmente controllato dai russi. Il governo ucraino vuole provare anche una strada differente, un compromesso con Mosca: cedere le acciaierie, ma con l’impegno di lasciare andare via i militari dell’Azov, in un paese terzo garante della loro sicurezza. Ieri sera il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto questa analisi: «I suoi difensori rimangono ancora a Mariupol. Continuano a resistere sul territorio dello stabilimento Azovstal. Utilizziamo tutti gli strumenti diplomatici possibili per organizzare il loro soccorso. Ma la Russia non ha accettato nessuna delle opzioni proposte. Abbiamo chiesto ai nostri partner le armi necessarie per sbloccare la situazione e salvare tutti. Al momento non abbiamo armi e forze necessarie per intervenire». Illya Samoilenko, tenente dell’Azov, intervistato da Sky News ha detto: «Stiamo subendo perdite pesanti. La situazione è straziante. Ogni giorno per noi potrebbe essere l’ultimo».

LE MINACCE DI MINSK

Le tensioni riguardano anche il Nord: la Bielorussia ha portato alla frontiera le forze speciali (si ipotizza 20mila uomini) per delle esercitazioni («Si tratta di una mobilitazione difensiva» fa sapere Minsk). La Bielorussia è il principale alleato di Mosca, l’invasione dell’Ucraina era partita anche da quel territorio grazie alla sudditanza di Minsk nei confronti di Mosca. Lukashenko ha avvertito: «Il nostro esercito è in grado di infliggere danni intollerabili ai suoi nemici». A Izyum, sotto le macerie di un palazzo distrutto dai russi quasi due mesi fa, sono stati trovati 44 cadaveri. E ieri sera in tutta l’Ucraina sono scattati di nuovi gli allarmi anti aereo.

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